Bonus merito docenti: cifra ridotta del 50% nel cedolino, ecco perché
Il bonus merito per i docenti: un’iniziativa più “interessante” a livello teorico che altro. Andando al sodo, infatti, il bonus che vuole premiare gli insegnanti che si impegnano di più per migliorare le proprie competenze e capacità didattiche non costituisce poi un così gran “premio”. Almeno se si considera che su di esso viene applicata una tassazione che può superare la soglia del 40%. L’ultima stangata è arrivata con la nota n.20642 rilasciata dal Dipartimento per la programmazione e le risorse umane del Miur.
In essa si può leggere che “l’importo assegnato è al lordo dipendente; cioè al netto dei contributi previdenziali ed assistenziali a carico dello Stato e dell’IRAP”. In pratica, vuol dire che la somma percepita dal singolo docente viene dimezzata. Più avanti nella carriera sono gli insegnanti più aumentano le trattenute. Quelle dei neoassunti risultano poco sotto il 40%; invece, superano il 50% quelle dei docenti più anziani: facendo risultare il bonus davvero limitato.
Bonus merito docenti: cifra ridotta del 50% nel cedolino, ecco perché
Detto questo, resta sempre alta l’insoddisfazione della categoria sui criteri di trasparenza relativi all’assegnazione del bonus. Il caso più noto è quello della pubblicazione dei nominativi che, allo stato dei fatti, è a discrezione del dirigente.
Il ministero tempo fa è intervenuto sulla questione con delle FAQ tra cui primeggiava il quesito: “Come dare trasparenza alle scelte e come pubblicare i dati sull’assegnazione del bonus?”. Innanzitutto, risponde l’amministrazione, “per dare evidenza alle scelte e per promuovere un processo di condivisione risulta determinante pubblicare i criteri stabiliti dal Comitato”. Poi, in merito alla pubblicazione dei singoli premi, si precisa che “le pubbliche amministrazioni pubblicano i criteri definiti nei sistemi di misurazione e valutazione della performance per l’assegnazione del trattamento accessorio e i dati relativi alla sua distribuzione in forma aggregata“. Ciò al fine “di dare conto del livello di selettività utilizzato nella distribuzione dei premi e degli incentivi; nonché i dati relativi al grado di differenziazione nell’utilizzo della premialità sia per i dirigenti sia per i dipendenti”.