Il fenomeno del Land Grabbing in Africa ha diverse sfaccettature e a realizzarlo non sono solo grandi multinazionali straniere, oppure nazioni che non hanno terra e vanno a sfruttare quella che viene loro concessa in Africa. A strappare la terra alla popolazione locale (perché di questo si tratta) sono spesso direttamente i governi che dovrebbero avere come priorità l’auto sufficienza alimentare delle proprie popolazioni.
Il caso dell’Etiopia e del teff, uno straordinario cereale che cresce quasi esclusivamente sull’altopiano del Corno d’Africa, parla chiaro. Da sempre il teff fa parte dell’alimentazione tradizionale delle popolazioni dell’altopiano: vi si fa l’injera, il caratteristico pane bucherellato e lievemente acido con il quale si serve il piatto conosciuto in tutto il Corno d’Africa: lo Zighinì.
L’injera in sostanza ha un alto valore simbolico ed è di fatto l’alimento base di milioni di persone e il teff, che ha un alto valore nutritivo ed è ricco di calcio, ferro, proteine, aminoacidi, il prodotto indispensabile per cucinarlo.
Il teff però è un cereale fragile, con una bassissima resa, che va raccolto delicatamente altrimenti il seme cade e si perde. Tutto ciò rende questo cereale difficile da coltivare con tecniche intensive. Sembrerebbe quasi che il teff abbia “intonato” le proprie caratteristiche a quelle delle popolazioni dell’altopiano che da secoli hanno fondato la loro storia, la loro cultura e la loro forza su questo cereale.
Basterebbe questo per rendere il teff un patrimonio nazionale, un bene da preservare e da non inserire in quelle produzioni con le quali realizzare business che si traducono, sempre, in un impoverimento delle popolazioni locali. Invece…
Invece il governo etiopico sta cercando di trasformare il teff in una politica agricola nazionale che, nelle intenzioni, dovrebbe portare ricchezza nelle casse dello stato.
Tutto questo perché il teff ha anche un’altra importante caratteristica: non contiene glutine. E nei mercati mondiali, soprattutto in quelli del mondo più ricco (Europa e Nord America) i cereali senza glutine sono ricercatissimi visto l’aumento vertiginose delle intolleranze.
Così il governo di Addis Abeba ha avviato due importanti strategie: la prima è quella di coltivare teff per l’esportazione e quindi di introdurre sistemi meccanizzati e intensivi per la produzione del cereale. La seconda quella di “vendere” vasti appezzamenti di altopiano alla lunga fila di potenziali paesi acquirenti (India, Cina, Arabia Saudita, Russia, Corea del Sud).
Le conseguenze immediate di questi due provvedimenti sono automatiche: il teff diventerà sensibilmente più caro sul mercato interno per la quantità di meccanizzazione che verrà introdotta nella sua lavorazione e in secondo luogo si ridurranno i terreni sui quali la popolazione potrà continuare a produrre per il proprio fabbisogno.
Fino ad ora l’esportazione di questo cereale era vietata e i prezzi calmierati in modo rigoroso dallo stato. Ora non più: il fascino discreto del Land Grabbing ha colpito ancora.