“L’Ucraina è pronta a un cessate il fuoco bilaterale il prima possibile, se la Russia usa la sua influenza per convincere i separatisti a prendere lo stesso impegno”. Da Kiev, il ministro degli Esteri ucraino Pavel Klimkin apre alla possibilità di una soluzione diplomatica alla guerra che da settimane si combatte nei territori orientali del paese. Ma le parole di Kiev non sono solo al miele: “La Crimea non è perduta, faremo di tutto per riprendercela” ha dichiarato Klimkin, “la Crimea è una regione speciale, per molti aspetti economici dipende ancora da Kiev, il referendum che si è tenuto è fasullo”.
Pavel Klimkin ne ha parlato nel corso della visita del ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini in Ucraina.
Kiev fa sapere di non voler procedere ad alcuna tregua unilaterale. Il neo ministro della Difesa Valeri Geletey ha affermato che riaprire i negoziati sarà possibile “solo in seguito alla definitiva rinuncia alle armi da parte dei guerriglieri filorussi”.
Negli ultimi giorni l’esercito ucraino ha spinto indietro i ribelli filorussi. I soldati di Kiev hanno riconquistato numerose città e puntano ormai verso Lugansk e Donetsk, dove i ribelli si sono radunati dopo la ritirata dei giorni scorsi. Alexander Borodai, primo ministro dell’auto-proclamata Repubblica Popolare di Donetsk, ha dichiarato che “non ci stiamo preparando a subire un assedio, ci stiamo preparando all’azione”. In città i ribelli filorussi hanno eretto barricate, ha scritto l’agenzia Reuters.
Il presidente ucraino Poroshenko ha approvato proprio ieri un piano militare per la liberazione dei territori orientali del paese. La mano tesa di Kiev rappresenta una sorta di ultimatum prima di quella che potrebbe essere la battaglia decisiva: “La nostra idea non è attaccare Donetsk ma realizzare un cessate il fuoco bilaterale e sostenibile. Per il cessate il fuoco unilaterale Kiev ha pagato un prezzo alto con la vita dei nostri militari” ha dichiarato il ministro Klimkin.
Anche le principali cancellerie internazionali sono al lavoro per raggiungere una soluzione diplomatica. Sia Obama che Hollande hanno telefonato a Vladimir Putin chiedendogli di esercitare pressioni sui separatisti filorussi e convincerli ad aprire un dialogo con il governo ucraino.