Liberi e uguali: la sinistra fa il partito della CGIL – DAL BLOG
Dopo mesi di tentativi andati a vuoto ed inutili fughe in avanti nasce la lista unica della sinistra.
“Liberi e uguali” un partito che mette insieme SI, gli ex-democratici di MDP, e il nucleo che gira intorno a Pippo Civati. Anch’egli ex-democratico.
Naufragato il tentativo di eleggere Pisapia – che guarda a Renzi – a capo della nuova formazione di sinistra. Fallito il dialogo per imbarcare i “civici” del teatro Brancaccio. Pietro Grasso parrebbe ora incarnarne la leadership della lista che i sondaggi stimano intorno al 5%.
Liberi e uguali: la formazione
La formazione composta da vecchi e nuovi militanti di sinistra sembra la perfetta trasposizione politica della CGIL. Speranza a rappresentare la maggioranza “governativa” della Camusso e gli ex SEL ad incarnare il correntone di “lotta” della FIOM. La fotocopia di un sindacato da tempo ormai in crisi; che non trova parole d’ordine comprensibili e da anni ingaggia – solitamente perdendo – soltanto battaglie di retroguardia.
Come si ripete da mesi i punti essenziali del programma sarebbero pensioni ed articolo 18. Ovvero “Buona scuola”, “Jobs Act” e legge Fornero. Con un tocco evergreen di patrimoniale. Un programma debole se poggiato solo in modo reattivo a 3 riforme, sicuramente controverse e che hanno raggiunto risultati insignificanti, che sembra servire più che altro ad identificare un vecchio circuito di interessi autoreferenziali. Con l’aggravante di sembrare strumentalmente anti-renziano. Specialmente quando si riflette sul fatto che una buona parte della classe dirigente del nuovo partito ha concepito ed avallato negli anni ’90 riforme come la Berlinguer sulla scuola ed il pacchetto Treu.
Liberi e uguali: manca il sostegno delle idee
Insomma l’ennesimo tentativo di rianimazione di una parte politica a corto di idee forti e sostegno popolare che si regge su una classe dirigente quando non vecchia precocemente invecchiata. Un percorso politico portato avanti come al solito senza grande autocritica. Una timida ed elettoralistica reazione alla “terza via” incarnata dal PD renziano. Per quello che appare un revival socialdemocratico proprio nel momento in cui la socialdemocrazia europea ha perso qualsiasi tipo di forza, pure inerziale.
Tempismo sospetto, proposta politica vecchia e contenuti deboli. Tutto sembra pronto per l’ennesima illusione di una sinistra. Quella stessa illusione che, intrappolata nel recinto dei vincoli di bilancio e delle regole di mercato europee, non potrà mai trovare la sua ragion d’essere.