L’Unità: appello a Renzi per evitare il fallimento
“Caro Matteo, aiutaci”. E’ questo il disperato appello dei lavoratori de L’Unità, storico quotidiano fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, segretario del Partito Comunista. Giornalisti, grafici, vignettisti e chi più ne vuole più ne metta si appellano ai due Matteo che potrebbero risolvere la situazione: Renzi, segretario del Pd (partito la cui base precedente – il Pds – aveva nel quotidiano il suo giornale di riferimento) e Fago, proprietario al 51% del giornale formato berlinese.
La situazione è drammatica: la casa editrice del L’Unità, la Nie, è stata messa in liquidazione a metà giugno ed ha tempo un mese e mezzo (tre settimane ormai) per trovare nuovi acquirenti. Altrimenti sarà il fallimento. E’ di 30 milioni, infatti, la cifra del debito contratto dal quotidiano di sinistra. Per poi non parlare delle perdite 2013, ancora non contabilizzate. Un vero e proprio colpo per la tesoreria del giornale diretto da Luca Landò.
L’appello alla politica è quello più gettonato. A Renzi, come detto, in particolare: “noi abbiamo un mese di vita, voi non avete più alibi”, lo slogan. Umberto De Giovannelli, editorialista, insiste su due argomenti: “sarebbe un paradosso fare feste dell’Unità (le feste del Pci, Pds, Ds ed infine Pd, ndr), dopo aver fatto la festa all’Unità”, sottolineando che per Renzi “passare alla storia come il segretario Pd che ha chiuso l’Unità definitivamente non sarebbe una bella cosa”.
Ma la situazione resta ancora tragica: nessuno sembra disposto ad investire capitali in questa disperata avventura: né la famiglia Pessina (costruttori provenienti dalla Lombardia) né Maurizio Milan, né altri affaristi che Matteo Renzi in persona aveva annunciato. Ed è proprio del segretario di partito / Presidente del Consiglio l’ipotesi più suggestiva: una fusione, probabilmente arrivata con 6 anni di ritardo, tra L’Unità (giornale dei Ds) ed Europa (giornale della Margherita). ‘Se il Pd è nato dai due movimenti, perché la testata del partito non può nascere dalla fusione dei due giornali di riferimento?’, è l’equazione che immagina l’ex sindaco di Firenze. Un’ipotesi affascinante (il quotidiano di sinistra si occuperebbe di carta, mentre Europa della parte digitale) quanto difficile: e perché da una parte i conti sono in rosso per entrambe le testate, e perché le sensibilità dei due gruppi sembrano più difficilmente avvicinabili rispetto a quelle dei politici che, nell’autunno di sei anni fa, diedero vita al Partito Democratico.
Daniele Errera