Rinnovo contratto statali e scuola: situazione resta in salita
Rinnovo contratto statali e scuola: situazione resta in salita.
La partita del rinnovo contratto statali e scuola si sta ancora giocando. Ma le ultime notizie che provengono da questo “match” con il risultato ancora in discussione, non sono propriamente buone. Il tempo stringe e quando mancano circa 3 settimane alla fine dell’anno, la firma è ancora lontana dal sopraggiungere. Tutto dovrebbe risolversi nella settimana delle feste, ovvero in quella che va dal 18 al 22, ma anche qui regna l’incertezza. L’intenzione del ministro Madia è chiara: chiudere la questione entro dicembre. Tuttavia c’è ancora un nodo da sciogliere: quello delle risorse.
Rinnovo contratto statali e scuola: il punto della situazione
È ancora guerra di cifre sul rinnovo contratto statali e scuola. Gli aumenti medi di 85 euro lordi mensili, il bonus Renzi da 80 euro, gli arretrati. Tutte questioni sulle quali manca ancora una definizione certa. Nella giornata di ieri Il Messaggero ha riportato un po’ di numeri, rivelando come sul tavolo di discussione siano anche le risorse economiche le assolute protagonista, nel bene e nel male. Innanzitutto si parte dall’aumento di 85 euro medi lordi e dalla sua convivenza con il bonus Renzi. Alzando l’asticella del reddito da 26 mila a 26.600 euro, il 70% dei dipendenti pubblici potrebbe non incorrere nel sacrificio degli 80 euro in più. Tuttavia i numeri non tornano.
Quale destino per l’altro 30%, corrispondente a un totale di circa 100 mila unità? Sul tavolo del Governo avanzano alcune ipotesi di soluzione, ma per il momento restano solo ipotesi. Tra queste, la più accreditata ma anche al momento la meno concretizzabile, riguarda un nuovo rialzo della forbice reddituale, fino a 25-27 mila euro. Per fare questo, però, servono soldi e le casse delle risorse aggiuntive sono praticamente vuote.
Vige ancora l’ipotesi della piramide rovesciata: dare di più a chi guadagna di meno e viceversa. Ai sindacati, però, non sembra piacere questa soluzione. Che finora sembra quella più attuabile. Come scrive Il Messaggero, “concedere un aumento ‘a forfait’ fino a una certa soglia di reddito, per esempio 27 mila euro. Riducendo leggermente gli aumenti di chi sta sopra questa soglia, fermo restando un aumento medio di 85 euro lordi”.
Rinnovo contratto statali: la scuola prenderà di meno?
Meno aumenti per la scuola? Stando ai numeri snocciolati dal quotidiano romano sembrerebbe di sì. Teniamo per buoni gli 85 euro di aumento medio loro, ovvero un incremento del 3,48% per ogni dipendente pubblico. All’apparenza sembra tutto giusto e normale, ma non è stato preso in considerazione che i comparti statali sono 4. E non manifestano numeri tutti uguali. Ad esempio, c’è il fatto che gli stipendi più alti supereranno gli 85 euro lordi, a fronte di quelli più bassi che saranno al di sotto di quella soglia.
Come la scuola, i cui aumenti si tramuteranno in massimo 70 euro lordi mensili. La media di tutto ruoterebbe attorno agli 85 euro al mese. Un numero sbandierato spesso negli ultimi tempi, ma che va calcolato in base ad alcuni parametri, come ad esempio l’attuale stipendio mensile. E anche qui, per far sì che tutti i comparti arrivino a un aumento stabile di 85 euro lordi, servirebbero risorse aggiuntive. Ma come abbiamo scritto sopra, le casse dello Stato piangono.
Rinnovo contratto statali e scuola: il comunicato di Professione Insegnante
Sul fronte scuola è attiva ancora la mobilitazione da parte delle associazioni di categoria. Orizzonte Scuola ha diffuso un comunicato del collettivo Professione Insegnante, nel quale, oltre a ripetere l’importanza di una petizione arrivata a circa 80 mila firme, si danno per scontati alcuni elementi di fondo. Tra questi la chiusura delle trattative entro le prossime settimane, visto che “il governo e il PD vogliono sbandierare in campagna elettorale il rinnovo contratto statali”.
Professione Insegnante ha anche dato per scontata la firma dei principali sindacati di base sul nuovo contratto, a seguito degli accordi presi il 30 novembre 2016. L’associazione parla anche di cifre quando dà per “fatto vero” la questione reale degli aumenti. “Gli 80 euro lordi equivalgono a circa 15 euro netti per il 2016, circa 30 per il 2017 e circa 50 euro per il 2018 a partire dal 1° gennaio 2018”. Gli arretrati del 2016/2017, dati in un’unica soluzione da 500 euro, non possono definirsi tali; si può invece parlare “solo di vigenza contrattuale”.
Professione Insegnante continua ad attaccare i sindacati, definendo la manifestazione del 14 dicembre indetta da FLC Cgil, Cisl, Uil e Snals come “un’operazione di facciata”. E paragonando quegli stessi sindacati al governo Renzi, prendendo per “false le verità per loro scomode”.
Resta evidente per il collettivo che non sussistono le condizioni minime per firmare un contratto. E si ribadisce pertanto l’invito ai sindacati ad abbandonare il tavolo. Quindi, la chiosa finale è un ulteriore attacco alle sigle. “In caso di firma inviteremo gli iscritti a praticare una protesta con la revoca della trattenuta sindacale, l’unica critica che sindacati e sindacalisti temono”.