Web tax dal 2018, ecco per quali categorie di commercio
Ormai si sa dal secondo semestre del 2018 – forse dall’1 gennaio 2019 – farà il suo esordio la Web Tax; dovrebbe riguardare anche l’e-commerce. L’ampliamento di un solo punto percentuale della tassa a tutte le transazioni, comprese quelle elettroniche e di beni, dovrebbe assicurare circa 600-800 milioni in più all’anno; con il 2% poi il gettito raddoppierebbe. Dunque, con questa riduzione allo studio del Parlamento in vista del voto sulla manovra, si sarebbe ben oltre i 114 milioni garantiti dalla versione con la cedolare al 6% sulle singole prestazioni dei servizi per chi opera oltre confine approvata al Senato. In questo momento, infatti, seguendo il percorso tracciato dall’emendamento Mucchetti, la Web Tax verrebbe applicata solo ai servizi immateriali B2B e non, appunto, all’e-commerce.
In pratica, nelle intenzioni del Presidente della Commissione Bilancio Francesco Boccia ci sarebbe quella di trasformare la tassa in un’imposta sulle transazioni digitali. Quindi, includere il commercio elettronico nel suo complesso e non fermandosi alle transazioni elettroniche tra aziende (B2B). Detto ciò, rimarrebbe l’esonero per start-up e micro-imprese e resterebbe l’esclusione di soggetti minimi, in regime forfettario o di vantaggio. Nel frattempo, la Camera pensa a eliminare il ruolo di sostituti d’imposta assegnato alle banche e al credito di imposta per le imprese.
Web tax dal 2018, ecco per quali categorie di commercio
L’applicazione di una tassa a tutte le cessioni di beni e servizi su piattaforme digitali porrebbe l’Italia in linea con gli altri paesi dell’Unione Europea. D’altronde, i membri Ue stanno già all’opera per accordarsi sull’omologazione della disciplina riguardante l’Iva in base alle trasformazioni dovute all’e-commerce. Ora, in attesa di conoscere l’aliquota, resta da decidere la destinazione del gettito. Per Boccia l’ipotesi migliore è quella di indirizzarlo verso il Fondo per la riduzione fiscale.