Sì ad una maggiore flessibilità ma puntando ad un buon mercato del lavoro perché’ una buona pensione, soprattutto quelle future dei giovani “non la fanno le alchimie politiche ma la crescita e le riforme”. È l’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, autrice di una delle leggi più dure sulla previdenza ad aprire alla possibilità di ritocchi alla riforma del 2011. “Se oggi ci fosse spazio in termini di risorse direi che il voler rendere più flessibile l’uscita dal lavoro è un buon obiettivo e ne sarei contenta”, dice conversando con l’Adnkronos. “Non avrei proprio nulla da obiettare ad una maggiore flessibilità”, ribadisce ricordando come prima di salire al governo lei stessa avesse difeso la bontà delle riforme già effettuate “che dovevano solo andare a regime”. Ma la crisi del 2011 non lasciò scelta: “quella severità, quella riforma, consentì al Paese di chiudere la procedura di infrazione Ue per deficit eccessivo che ci pendeva sulla testa. Una cosa che tutti dimenticano ora”, si difende, ribadendo che se non fosse stata per quella emergenza finanziaria “la riforma sarebbe potuta essere molto più graduale”.
C’era poi, prosegue, la necessità di “riconsegnare al Paese un riequilibrio nei rapporti tra generazioni per impedire che si sottraessero risorse previdenziali alle generazioni future”, dice ancora Fornero. Ma i dati Inps dicono l’esatto contrario.”Non sono le alchimie politiche che fanno una buona pensione ma un mercato del lavoro che funziona bene”, torna a difendersi. “Serve puntare tutto su un buona occupazione, perché solo così si potrà avere una buona previdenza, e sulla crescita del Paese con riforme vere, realmente applicabili e applicate, non solo sulla carta”, aggiunge. Un governo che facesse il contrario, infatti, conclude, “non sarebbe credibile” nè per gli anziani nè per i giovani.