Prezzo petrolio: quotazione comincia a risalire, ecco i dati
Prezzo petrolio: quotazione comincia a risalire, ecco i dati
A inizio 2016 furono raggiunti i 30 dollari al barile, sembrava l’esito ma anche l’inizio di una fase ribassista molto lunga. Una nuova era nel prezzo del petrolio che avrebbe trasformato le economie e le tecnologie.
Non è stato così. Un po’ per l’azione dell’OPEC, che ha ridotto la produzione, un po’ per un guasto alla pipeline Fortis nel Mare del Nord, che è più che altro la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Con i 450 mila barili al giorno in meno che questo incidente provoca.
L’azione più produttiva di contrasto al calo dei prezzi però è stata quella messa in atto dall’OPEC. Nell’ultima riunione nella sede di Vienna è stato deciso un taglio della produzione di ben 1,8 milioni di barili al giorno fino a fine 2018. Mentre inizialmente si prevedeva di far durare questa decurtazione solo fino al prossimo marzo.
Così è stato contrastato l’effetto ribassista dello shale oil americano. Il quale tra l’altro è stato parzialmente messo in crisi anche dall’uragano Harvey, che ha temporaneamente messo in crisi alcuni giacimenti.
Prezzo petrolio, le previsioni per il prossimo futuro
Non è ora previsto che ritornino i ribassi degli scorsi anni. Gli analisti ritengono che anzi la quotazione dovrebbe salire verso i 66,4 – 67,05 dollari al barile in caso di toro, e scendere a 64,25 in caso di orso.
Tuttavia l’incertezza, almeno per il medio e lungo periodo, rimane. L’estrazione di shale oil sta riprendendo. Inoltre l’OPEC è tutt’altro che granitico, e alcuni Paesi non hanno l’obbligo di aderire ai tagli di produzione previsti, e anche tra coloro che l’hanno la decisione dei tagli non è stata unanime.
Così secondo Morningstar per la fine del 2018 potrebbe essere possibile un nuovo calo, questa volta del 15%. Non si ritornerebbe a quota 30 dollari al barile, certo, ma del domani comunque non vi è certezza