Finanziamento pubblico partiti: entrate ridotte del 61%
Negli ultimi 4 anni, le entrate dei partiti sono diminuite del 61%. Una riduzione fisiologica e attesa dopo la riduzione del finanziamento pubblico verso i partiti. Tra 2012 e 2014 i governi Monti e Letta hanno riformato due volte il sistema del finanziamento ai partiti. Con legge 13 del 2014, infatti, si è passati da un sistema basato sui rimborsi elettorali (automatici e commisurati al risultato elettorale) al 2×1000 (la cui entità dipende dalla capacità di intercettare le scelte dei contribuenti).
Finanziamento pubblico partiti: se non scegli va tutto allo Stato
Nel 2017 il finanziamento pubblico ai partiti è stato eliminato definitamente. Ma finora il 2×1000 non è riuscito a sostituire il finanziamento pubblico. C’è però da fare una precisazione. Se il contribuente non ha optato per nessuna forza politica il loro 2×1000 resta allo Stato. Nel 2016, ad esempio, rispetto ad uno stanziamento teorico di 27,7 milioni di euro, meno di 12 milioni sono stati realmente incassati dai partiti.
Finanziamento pubblico partiti: contributo degli eletti
Per incoraggiare le donazioni di cittadini, aziende e altri enti privati verso i partiti, il decreto Letta ha previsto una detrazione (Irpef e Ires) del 26% su quanto donato alle forze politiche. Ma questa misura non ha avuto l’effetto sperato. Per molte delle forze politiche principali, le donazioni degli eletti costituiscono oltre l’80% dei contributi. Singolare è il caso di Fratelli d’Italia dove le donazioni degli eletti sono il 100% dei contributi da persone fisiche. In questo caso, però, si tratta di cifre irrisorie pari a 65mila euro a fronte di un bilancio 2016 pari a un milione.
Finanziamento pubblico partiti: il ruolo crescente delle fondazioni
Oggi, sono le fondazioni d’area o legate a un leader, gruppi parlamentari, media e organi d’informazione, singoli candidati ad organizzare le attività dei partiti. La riforma del finanziamento ai partiti ha fissato alcuni punti importanti. Sono stati ridotti gli eccessi rispetto agli anni precedenti ed è stato stabilito il principio per cui si può accedere a fondi pubblici solo in presenza di alcuni requisiti di democrazia interna. Ma questi paletti – come denuncia l’associazione Openpolis – hanno coinvolto in modo stringente solo i partiti e meno le fondazioni; però stanno acquistando un ruolo sempre di maggior rilievo. “Il rischio – si legge sul report Openpolis – è che alcuni soggetti siano monitorati, mentre altri no, lasciando possibili zone d’ombra su come la politica si finanzia”