La Scandinavia tra Olimpiadi e politiche economiche
C’è anche Oslo nel gruppo delle città candidate a ospitare le Olimpiadi invernali del 2022: la capitale norvegese se la vedrà con Pechino e Almaty, in Kazakistan. La decisione ufficiale verrà resa nota il 31 luglio del 2015, durante l’assemblea del Comitato olimpico internazionale a Kuala Lumpur.
Oslo ha buone possibilità di spuntarla. Non è un dettaglio infatti che i giochi del 2018 si terranno a Pyeongchang, in Corea del Sud, una città asiatica come sono asiatiche Pechino e Almaty. Non è assurdo pensare che nel 2022 la fiaccola possa tornare in Europa. Ma in Norvegia non tutti esultano di fronte a questa prospettiva.
L’ipotesi di ospitare le Olimpiadi invernali ha spaccato il paese: da una parte chi è entusiasta, dall’altra chi pensa che non valga la pena spendere denaro che sarebbe più saggio destinare altrove. I sondaggi hanno mostrato che i più numerosi sono proprio i secondi. Il Partito del Progresso – che governa il paese insieme alla Destra – aveva già espresso la sua contrarietà e in questi giorni è tornato a farlo. L’esecutivo è in una posizione scomoda: per continuare a vivere il sogno olimpico occorrerà finanziare il progetto con soldi pubblici e per questo servirà il sostegno parlamentare delle opposizioni.
In Svezia, il quotidiano Dagens Nyheter ha analizzato il festival di Almedalen, l’appuntamento politico che ogni anno porta sull’isola di Gotland i leader dei partiti svedesi. Dalle analisi linguistiche alle analisi sulle proposte politiche, con una premessa: “Come al solito ad Almedalen è successo tutto e niente” ha scritto domenica scorsa il Dagens Nyheter.
Ci si ricorderà l’irruzione delle ragazze in topless di Femen prima del discorso del premier Reinfeldt, ci si ricorderà i Democratici Svedesi (estrema destra) che illustrano proposte fiscali molti simili a quelle dei socialdemocratici (sinistra, appunto), ci si ricorderà l’impatto limitatissimo dei Verdi sull’intera kermesse. La settimana di Almedalen va così in archivio anche quest’anno. Ora c’è l’estate. Al ritorno, a settembre, la Svezia sarà chiamata alle urne.
Intanto c’è da gestire l’ordinaria amministrazione. La Banca centrale Svedese ha deciso di portare i tassi di interesse dallo 0,75 allo 0,25 per cento. L’obiettivo è frenare l’indebitamento privato e la deflazione. Una decisione che non è stata indolore, all’interno della Banca centrale svedese: in governatore Stefan Ingves avrebbe preferito procedere con più cautela ma si è ritrovato in minoranza.