Elezioni politiche 2018: Grasso premier e Di Maio alla Camera, lo scenario
Ad oggi è troppo presto e, quindi, troppo difficile immaginare una vittoria del M5s alle prossime elezioni politiche. Ancora più difficile è immaginare i pentastellati stringere alleanze con qualsivoglia altra coalizione o partito; a dipingere però uno scenario del genere è stato Luigi Bisignani che, nel suo corsivo su il Tempo, ha invece fatto nomi e cognomi di un eventuale esecutivo a guida M5s e non solo.
Elezioni politiche 2018, la (possibile) squadra del M5s
Come al suo solito il faccendiere non proferisce parola sulle sue fonti, ne accenna a fornire dettagli circa la base di queste sue previsioni, ma parla con convinzione. Mentre Silvio Berlusconi continua a lanciare attacchi ai pentastellati e a disegnare scenari apocalittici nel caso di un governo Di Maio, Bisignani fa una lista di nomi papabili che potrebbero diventare i nuovi ministri di un esecutivo a guida del M5s.
Alla Giustizia andrebbe Alessio Zaccaria, il giurista che dal 2014 fa parte del Csm come membro laico. Luigi Zingales o Paolo Savona, due economisti, il primo della Chicago Booth School of Business e il secondo già esperto in quanto a incarichi pubblici; loro darebbero invece il cambio a Padoan. Per il ministero dello Sviluppo economico poi Bisignani fa il nome di Antonio Guglielmi, definito come “banchiere eclettico”. La Difesa o gli Interni andrebbero invece al generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto; mentre, come unica quota rosa nelle anticipazioni del giornalista, Mariana Mazzucato – consigliera del leader laburista Jeremy Corbyn – si giocherebbe la partita a tre del Ministero dell’Economia.
Elezioni politiche, e se il M5s si allea con Grasso?
Altra particolare previsione di Bisignani è quella che vede il M5s fare alleanze; “anche con il diavolo purché venga rotto quell’asse fortissimo che unisce oggi Forza Italia con il Pd”. Un “diavolo” che, a questo punto, potrebbe avere le più varie sembianze; come quella di Matteo Salvini o di Pier Luigi Bersani. In una situazione del genere, Di Maio sarebbe anche disposto – stando sempre alle parole di Bisignani – a rinunciare a Palazzo Chigi e ad accontentarsi della poltrona di presidente della Camera. Lasciando il posto probabilmente al nome meno problematico di tutti – almeno per il M5s: Piero Grasso.