Elezioni politiche 2018: Renzi cala nei sondaggi, Pd su Gentiloni?
I sondaggi non lasciano spazio a dubbi, se le elezioni politiche si tenessero domani per il Pd di Matteo Renzi sarebbe un bel problema. Ed è lui stesso, questa volta, ad ammetterlo in un’intervista al Corriere della Sera. “E’ vero, il mio consenso è in calo” ha infatti dichiarato il segretario dem.
Elezioni politiche 2018, meno sette punti per il Pd
Rispetto all’evento elettorale più fortunato per Renzi e per il Pd, cioè le elezioni europee 2014, quando il consenso toccò il record del 40%, oggi siamo lontani anni luce. Secondo gli ultimi sondaggi l’unica certezza che caratterizza il partito è un costante calo; al momento il Pd oscilla infatti tra il 23 e il 26%, numeri questi che di fatto approfondiscono il divario con gli altri partiti e coalizioni. E anche se il partito dell’ex premier rimane la seconda forza politica del Paese, al momento si colloca dietro il M5s e molto dietro un centrodestra che si compatta sempre di più.
Senza risalire fino al 2014, quello che dimostrano sondaggi più recenti è che negli ultimi sette mesi il Pd ha perso ben sette punti percentuali; le previsioni per le politiche 2018 sono già iniziate, e il pericolo è quello di non riuscire ad arrivare nemmeno al 20%. Con tutte le spaccature, la formazione di Liberi e Uguali di Grasso e il mancato appoggio di chi lo aveva sostenuto negli anni precedenti, questa ipotesi non è infatti troppo lontana dalla realtà. “Stiamo pagando il fatto che gli altri sono in compagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo”, ha detto il segretario Pd per motivare il trend negativo del partito.
Elezioni politiche: Renzi: “Saremo il primo partito”
Renzi comunque, seppur lucido e realista sulla attuale condizione del suo partito, non si abbatte. Ma soprattutto ricorda la strada fatta. “Io non giro intorno ai temi, non è mio stile. È evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014. Ma le dico con totale sincerità che se è vero che il grafico del mio gradimento è sceso, è altrettanto vero che è salito il grafico degli occupati, del Pil, della fiducia, degli investimenti. Non farei a cambio: meglio aver perso qualche punto io che qualche posto di lavoro l’Italia. Il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd”, sono le sue parole nell’intervista al Corriere.
Ed ha citato tutta la compagine governativa, Gentiloni, Franceschini, Minniti, Delrio, per sostenere che il Pd è ancora una “squadra forte” con “candidati competitivi”, anzi “”i più competitivi”. Nel frattempo infatti circola l’ipotesi di un secondo premierato di Gentiloni che, di quella squadra, è davvero il più quotato, insieme a Minniti. Se il Pd riuscirà a fare le giuste mosse da qui a marzo, forse avrà qualche possibilità. Ma, al momento, rischia la riduzione di un terzo della sua rappresentanza parlamentare. Ma Renzi non getta la spugna e sostiene che il Pd sarà “il primo partito” alle prossime urne. E a chi, come il ministro Andrea Orlando, ha parlato di non ricandidare la Boschi, che si trova nel bel mezzo del “pasticciaccio” banche risponde: “Rifarei la Commissione, ma no a capri espiatori, Boschi va candidata”.