A giorni i Capi di governo europei sceglieranno i primi membri della Commissione che Jean-Claude Juncker guiderà dalla fine dell’anno fino al 2019. Secondo rumors insistenti, rafforzatisi dopo lo straordinario risultato del Partito Democratico alle elezioni di maggio, un italiano prenderà il posto di Catherine Ashton sulla poltrona di Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Massimo D’Alema, da anni impegnato a Bruxelles alla guida della Fondazione Europea di Studi Progressisti (FEPS), sembrava uno dei candidati più accreditati: ha esperienza di primo piano nelle istituzioni nazionali (Presidente del Consiglio dal 1998 al 2000, Ministro degli Esteri dal 2006 al 2008), ha dimostrato incisività sul piano internazionale (come premier durante la guerra in Kosovo del 1999, come ministro nella gestione della crisi libanese del 2006), piace ai leader europei, socialisti e non solo. Non sembra, però, essere particolarmente apprezzato dal suo ultimo successore a Palazzo Chigi, nonostante i timidi tentativi di rappacificazione nei mesi che hanno preceduto le elezioni Europee.
Emma Bonino, ex Ministro degli Esteri (2011-2013), ex Ministro del Commercio Internazionale e delle politiche europee (2006-2008), ex Commissario europeo per gli aiuti umanitari e per la tutela dei consumatori (1995-1999) sarebbe la naturale competitor di D’Alema: esperienza istituzionale, grande attivismo, profonda conoscenza del vicino oriente (ha vissuto al Cairo, dove ha imparato l’arabo), apprezzamento nelle cancellerie europee. Come D’Alema, del resto, sconta l’avversione del Presidente del Consiglio che, lo scorso febbraio, ha inaspettatamente deciso di sostituirla alla Farnesina con la giovane Federica Mogherini, ora in pole position per la carica di “ministro degli Esteri” dell’Unione Europea.
Federica Mogherini, persona umanamente apprezzabile e professionalmente competente, non ha il curriculum vitae né di Massimo D’Alema, né di Emma Bonino. Il successore di Catherine Ashton deve avere uno spessore politico non indifferente: chi sogna gli Stati Uniti d’Europa sa bene che, per prima cosa, va riempito il vuoto lasciato dall’inconsistenza diplomatica dell’UE. L’Alto Rappresentante guida il Servizio Europeo per l’azione esterna: un’altra figura debole, come è stata fino ad oggi la Ashton, continuerebbe a cedere la prima fila ai singoli governi, condannando l’Unione all’insignificanza. Dall’autorevolezza del futuro “ministro” dipende la forza necessaria per far nascere, de facto, una diplomazia europea che, durante questo quinquennio, deve necessariamente imporsi come partner imprescindibile tra i “giganti”.
Il titolare della Farnesina, col più sincero rispetto dovuto alla persona, non ha alcuna autorevolezza. La furbizia con cui ha saputo riciclarsi nel nuovo corso (l’Espresso ha raccolto “cosa dicevano di lui i nuovi renziani” in cui abbondano, tra le altre, le dichiarazioni della Mogherini prima della fatidica “conversione”) non può bastare. Renzi, se è effettivamente diverso da Berlusconi, passi, una tantum, dalle parole ai fatti: se crede negli Stati Uniti d’Europa, candidi Bonino o D’Alema. Se, invece, vuole una poltrona per una sua “fedelissima”, allora va bene la Mogherini. Ma, così, tutto andrebbe per lo stesso verso di sempre.
Andrea Enrici