Querelle tra PD e Giorgio Orsoni sulla nota spese della campagna elettorale
Va avanti il botta e risposta tra Giorgio Orsoni ed il Partito Democratico, dopo il coinvolgimento del primo nella vicenda Mose, che gli è costato la poltrona di sindaco di Venezia. Stavolta l’argomento è la nota spese della campagna elettorale sostenuta per l’elezione di Orsoni a sindaco della cittadina lagunare.
LA RICHIESTA DEL PD – Le indagini sui finanziamenti della campagna elettorale 2010 – in cui Orsoni batté Renato Brunetta, candidato del centrodestra – sono al centro della vicenda giudiziaria del professore. E così il PD ha chiesto di fare luce. Nei giorni scorsi è arrivata una lettera del presidente della commissione d’inchiesta sui bilanci del Pd, Gilberto Bellò, con la richiesta nei confronti di Giorgio Orsoni della “documentazione inerente alle entrate e le uscite della campagna elettorale per le primarie per la candidatura a sindaco di Venezia e a quella di sindaco”.
RISPOSTA SECCA – Stringata quanto dura la risposta dell’ex sindaco. Giorgio Orsoni, in una lettera di poche righe, ha sottolineato come “l’intera candidatura dalle primarie, sino all’esito delle elezioni è stata gestita, sia sul piano organizzativo sia sui quello economico dalla struttura del Pd, con risorse a me del tutto sconosciute, tranne per quelle pervenute al mio mandatario, e impegnate su indicazione della vostra segreteria. Come noto, peraltro, è in corso una indagine della magistratura, alla quale potreste rivolgervi”. Da Orsoni anche una stoccata nei confronti del partito, ricordando come – a proposito dell’appartenenza dell’ex sindaco al PD – all’indomani del suo arresto “alcuni autorevoli rappresentanti del Pd” si erano affrettati a dichiarare che l’allora sindaco non ne faceva parte. Il messaggio è chiaro: non si possono chiedere note spese ad una persona ritenuta non iscritta.
Emanuele Vena