Rinnovo contratto statali: modifica Buona Scuola, Cgil ci prova.
Dal blocco del 2009 al rinnovo contratto statali sancito prima delle festività natalizie. Ma la partita non è ancora terminata. Al momento è stato risolto solamente il contratto delle Funzioni Centrali, che farà da apripista per il contratto degli altri comparti. Tuttavia, bisognerà attendere un po’ affinché questo avvenga. Dopo quasi nove anni di blocco contrattuale, anche la scuola sarà protagonista assoluta nelle prossime settimane. E c’è chi vuole tornare indietro e migliorare alcuni aspetti della (ormai) vecchia legislatura, come la Buona Scuola.
Rinnovo contratto statali: cosa succede adesso?
Partiamo con ordine, ovvero dal rinnovo contratto statali legato alle Funzioni Centrali. Innanzitutto devono essere effettuati alcuni passaggi. Si parte dal passaggio di consegne della relazione tecnica del contratto dall’Aran al Governo fino alla Corte dei Conti.
Quest’ultimo passaggio sarà fondamentale per assicurare che i numeri pattuiti siano compatibili con le risorse stanziate nella Legge di Bilancio 2018. Quindi, come spiega Tecnica della Scuola, la relazione tornerà all’Aran. Il passaggio decisivo sarà la firma congiunta di governo e sindacati. Infine, toccherà al rinnovo contratto degli altri comparti.
Rinnovo contratto statali: modifiche alla Buona Scuola
C’è chi non si accontenta. Mentre l’intero comparto rischia di avviare una seria mobilitazione, con i sindacati e le associazioni di settore in prima linea, Franco Martini (Cgil) assicura il proprio impegno nel voler convincere il governo a modificare la Buona Scuola. È quanto ha dichiarato alla Stampa il segretario confederale del sindacato. “Molte cose della Buona Scuola non ci sono piaciute e vorremmo rimetterci mano”. Chissà che questo punto non possa diventare un compromesso chiave nella risoluzione di alcune negatività, in particolar modo l’aumento salariale ritenuto troppo basso.
Rinnovo contratto statali: le ultime novità
Ampia discussione ha generato anche la questione degli arretrati. Secondo alcuni calcoli, gli arretrati saranno quantificati in media in 570 euro lordi. Saranno sborsati con una tantum che arriverà con la prima busta paga che includerà anche i tanto attesi aumenti stipendiali. Ovvero, con ogni probabilità nel mese di marzo.
Risolta anche la questione del bonus 80 euro, che è stato salvato grazie a un extra che può variare da 21,10 a 25,80 euro lordi mensili. E che bilancerà gli statali delle fasce più basse, consentendo loro di non vedere una riduzione in busta paga anziché l’auspicato incremento.