Elezioni politiche 2018: parlamentarie M5S, Di Maio avrà potere di veto
La candidatura con il Movimento 5 Stelle non è più riservata soltanto agli iscritti “della prima ora”. È storico il cambiamento nel meccanismo delle “parlamentarie” in vista della prossima tornata del 4 marzo. Negli ultimi tempi, tantissimi membri della società civile si sono avvicinati ai pentastellati senza, tuttavia, iscriversi al Movimento. Si tratta di personalità che si sono distinte nel proprio ambito di competenza, sul territorio, e che in base al vecchio “non-statuto” non si sarebbero potuti candidare nelle fila M5S. Qualcuno ha parlato di “metodo Roma” visto il numero di presenze esterne nella giunta di Virginia Raggi.
Stringendo molto, si può dire che la virata del Movimento è dettata dalla necessità di esprimere candidati “forti” nei collegi uninominali. Per arginare gli errori di valutazione e le infiltrazioni di “voltagabbana” verrà messo in campo un “filtro di qualità”. Infatti, l’ultima parola sui nomi – previa consultazione con il “garante” Beppe Grillo – spetterà a Luigi Di Maio; in pratica, potrà escludere coloro che non saranno in linea con i dettami dei 5 stelle. È chiaro l’intento di creare una squadra di parlamentari coesa intorno al candidato premier che, dunque, assumerà un ruolo “centrale” nell’architettura del Movimento.
Elezioni politiche 2018: parlamentarie M5S, Di Maio avrà potere di veto
Le novità, però, non finiscono qui. Per tutelarsi dai “cambi di casacca”, i 5 stelle pensano di introdurre una multa di 100mila euro per chi vorrà lasciare il Movimento, sulla scia di quanto già previsto a livello locale. Il problema è che la Costituzione non prevede il vincolo di mandato per deputati e senatori, quindi, il cambio del codice potrebbe rivelarsi ben presto inutile. Secondo alcune indiscrezioni, si pensa di aggirare l’ostacolo inserendo la possibilità di essere sanzionati in una scrittura privata; una sorta di contratto tra Movimento ed eletti che scoraggi la fuga verso altri partiti.