Black Mirror 4×01 – USS Callister: la recensione
Black Mirror 4×01 – USS Callister: la recensione
Black Mirror è tornato e lo fa con uno sci-fi in piena regola. C’era grandissima attesa per il ritorno di uno dei prodotti di punta di Netflix e questo primo episodio non sfigura, per nulla. Andiamo con ordine: prima la trama – attenzione a qualche spoiler – e, poi, la recensione del primo episodio della nuova stagione.
Black Mirror 4×01 – USS Callister: una simulazione fin troppo reale e il parallelo con San Juniper
Tra gli espedienti maggiormente utilizzati da Charlie Brooker – principale ideatore della serie distopica – troviamo i simulatori. Per ora, quello che ci ha colpito di piú, per potenza riflessiva e filosofica, è il mondo di San Juniper (episodio della terza stagione di Black Mirror). In quel caso, un dispositivo permetteva di trasferire la propria coscienza all’interno di un potentissimo simulatore: dapprima, per un tempo limitato e riservato alle persone in fin di vita come terapia contro il dolore; successivamente, con la possibilità di rimanere per sempre – una volta dichiarato il decesso – all’interno di San Juniper. In quel caso, non vi era alcuna clonazione, bensì un transfer. Lì, la domanda era probabilmente più incisiva rispetto a quella posta, tra le linee, da USS Callister.
San Juniper affrontava il problema dell’essenza e dell’esistenza. La coscienza è slegata dal corpo? Dove risiede l’anima dell’individuo? Trasferendo la propria mente sotto forma di dati, in un server – quindi meccanico – questa rimane esattamente la stessa o manca quel quid?
Sulla nave spaziale USS Callister, i protagonisti hanno coscienza di essere stati clonati e di essere condannati all’eternità al loro ruolo di schiavi, soggiogati del genio di Infinty, Robert Daly.
Black Mirror 4×01, USS Callister: la recensione
In primis, si sottolinea come la storia abbia una certa linearità. Ciò nonostante, sotto l’attenta guida di Toby Haynes, la storia scorre veloce, con momenti intensi e picchi di tensione. Rispetto ad altri episodi drammatici, che scavano a fondo nell’animo umano ed evidenziano il suo lato più oscuro, in USS Callister il “buon” Robert Daly è, probabilmente, il rappresentante di quella linea. La sua sociopatia si manifesta solo nel suo mondo virtuale – una versione offline del simulatore Infinty – comportandosi in maniera diametralmente opposta nella realtà. Non c’è quel legame, forte, che unisce i due mondi – reale e virtuale -. Parallelismi, si, ma che non arrivano ad una sintesi che faccia fare il definitivo salto di qualità al primo episodio della quarta stagione di Black Mirror.
Ineccepibile, dall’altro lato, la regia e alcune prove attoriali (una su tutte, quella del protagonista-antagonista Jesse Piemons). Black Mirror indossa il suo vestito migliore e un finale d’impatto fa salire ulteriormente la valutazione di questo inizio di stagione.
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Black Mirror 4×01: pro e contro
In definitiva, si fanno apprezzare – e tanto – le scelte stilistiche; alcune scene che lasciano il segno: il racconto di James Walton – interpretato dal bravissimo Jimmi Simpson – è agghiacciante e ci lascia pietrificati; la fine, tragica, di Robert Daly; la commozione per Nanette (interpretata dalla bella e brava Cristin Milioti) alla scoperta della verità della USS Callister. Forse, l’unica pecca, che non permette di dare un 10 pieno al lungo episodio (che dura all’incirca 75 minuti) è la mancanza di una maggior implicazione tra i due piani, reale e virtuale.