Flat tax: cos’è e come funziona la proposta del centrodestra
Flat tax: cos’è e come funziona la proposta del centrodestra.
L’introduzione di una flat tax, letteralmente tassa forfettaria, rientra tra le priorità del nuovo programma politico del Centrodestra. Potremo dire che è uno dei punti chiave, se non quello che sta generando maggiori discussioni. Da un lato perché pagare un forfait sull’imponibile senza perdersi in calcoli complessi e con l’abbassamento dell’aliquota attuale è una soluzione che piace a tutti. Dall’altra perché, a conti fatti, rischia comunque di essere irrealizzabile. E quindi essere accantonata nell’angolino delle promesse elettorali. Secondo i leader del Centrodestra – Berlusconi, Salvini, Meloni – la flat tax semplificherebbe il sistema fiscale; diminuirebbe le tasse; combatterebbe l’evasione fiscale; si ripagherebbe da sola; rilancerebbe l’economia favorendo consumi e investimenti. Le cose stanno veramente così?
Flat Tax: cos’è e come funziona
La flat tax è dunque una tassa unica forfettaria. Sulla quantificazione dell’aliquota le idee non sono ancora chiare. La Lega mantiene le sue posizioni “estreme”, proponendo un’aliquota del 15%. Forza Italia risulta invece leggermente più moderata, alzando l’aliquota al 23% o poco più. In poche parole, qualora venisse introdotta la flat tax, chi guadagna 1.000 euro o 100 mila euro, andrebbe a pagare alla pari il 15% o il 23% su quella cifra. Per tanto la tassa ammonterebbe a 150/230 euro per chi guadagna mille euro; e a 15.000/23.000 per chi ne guadagna 100 mila.
La cosa andrebbe a svantaggiare i redditi più bassi e ad avvantaggiare chi percepisce maggiori guadagni, perché ovviamente il peso della flat tax non è il medesimo per chi guadagna 1.000 euro e per chi ne guadagna 100 mila. Resta il fatto che per i redditi più bassi sarebbe previsto un sistema di deduzioni e detrazioni che li agevolerebbe, riducendo ancora di più la tassa.
La flat tax andrebbe anche a semplificare il sistema fiscale, poiché nella compilazione dei redditi, sarà sufficiente un modulo unico e il calcolo di quanto si deve pagare risulterebbe drasticamente più facile rispetto a oggi. Inoltre, andando a sostituire l’Irpef, che viaggia su un carattere progressivo in base alle fasce di reddito, secondo il Centrodestra andrebbe a ridurre l’evasione fiscale. In quanto sarebbe più conveniente per tutti pagare le tasse. Questo nonostante sia stato fatto notare che la flat tax andrebbe a sostituire l’Irpef, che è una delle tasse più pagate dagli italiani, soprattutto dai dipendenti, le cui imposte vengono trattenute in busta paga; e non l’Iva, dove invece si registrerebbe il maggior tasso di evasione fiscale.
Flat Tax possibile in Italia?
La flat tax teorizzata dal Centrodestra sarebbe quindi possibile senza tagliare spese e aumentare altre imposte? Secondo molti no. Prima di tutto perché l’evasione fiscale non sarebbe ridotta, visto il discorso appena affrontato sul carico di evasione su Irpef e Iva. In secondo luogo, l’introduzione di una flat tax in Italia sarebbe incostituzionale. Se andiamo a leggere l’art. 53 della Costituzione Italiana, infatti, questo recita così.
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Con la flat tax, quei criteri di progressività declamati dalla Costituzione sparirebbero. Ma forse non del tutto. Un’ipotesi potrebbe risiedere proprio nell’introduzione di un sistema di deduzioni e detrazioni che rimetterebbero in piedi quei parametri di progressività richiesti. Forse non sarebbero rigidi come oggi, ma resterebbero comunque “tendenzialmente” progressivi.
Flat tax: in quali Paesi?
La flat tax sarebbe possibile in un Paese come l’Italia? Per Sergio Ricossa, professore di Economia all’Università di Torino, sì, ma con criteri diversi rispetto a quelli previsti dal Centrodestra. Un’aliquota unica per le imprese, non per le persone fisiche. Andrebbe a cozzare contro la tradizione europea per la progressività dell’imposta, tant’è che alla fine sarebbe inconcepibile non solo nel nostro Paese, ma anche in Europa. O almeno nell’Europa occidentale, perché sono diversi i Paesi che hanno introdotto una flat tax; i quali, oltre a essere territorialmente più piccoli rispetto al nostro, appartengono quasi tutti all’ex blocco sovietico.
Più in particolare, Estonia (aliquota dal 24% al 20%), Lettonia (25%), Lituania (33%), Ucraina (13%), Slovacchia (19%, fino al 2013), Romania (16%), Georgia (12%), passando per Serbia (13%) e soprattutto Russia (13%). Dove però l’introduzione di una flat tax fu accompagna da una profonda revisione del sistema fiscale, che sicuramente contribuì a incrementare le entrate nelle casse dello Stato.
Flat tax: dubbi e perplessità
La flat tax in Italia è possibile o no? Nel programma politico del Centrodestra, sono molte le misure finalizzate ad agevolare dal punto di vista fiscale i contribuenti italiani. Oltre alla tassa unica forfettaria già citata, resta in piedi anche l’intenzione di alzare le pensioni minime a 1.000 euro. Oltre a ciò vi è anche la possibilità di introdurre il reddito di dignità. Ovvero: detassare chi guadagna meno di 1.000 euro e produrre forme di aiuto per i redditi più bassi e chi si trova in difficoltà. Tutte misure che però non si finanziano da sole. Nonostante la bontà delle proposte, quindi, resta un grosso punto interrogativo a cui rispondere. In che modo sarà possibile mettere in pratica la realizzazione di queste misure?