A poco più di un mese dalle elezioni politiche, la situazione nel capoluogo siciliano appare più fluida che mai. Queste elezioni rischiano di avere una valenza nazionale: dopo i problemi registrati con le primarie del PD, che hanno visto la vittoria dell’ex IDV Fabrizio Ferrandelli, da contrapporre a Massimo Costa appoggiato di PDL, UDC e Grande Sud, anche l’ex sindaco della c.d. primavera palermitana Leoluca Orlando ha annunciato che si candiderà a queste elezioni, in aperto contrasto con il PD e con la vittoria di Ferrandelli, mai accettata dal parlamentare IDV. In effetti la candidatura di Orlando ha fatto, e continua a fare scalpore. Dopo aver dichiarato più volte che mai si sarebbe ricandidato, dopo aver appoggiato con tutte le sue forze Rita Borsellino alle primarie, l’avvocato ha stupito di nuovo tutti. Si ricandiderà “per il bene di Palermo” con una coalizione formata da IDV, Federazione della Sinistra, Verdi e il movimento Un’altra storia della Borsellino, anche se quest’ultimo rischia di spaccarsi tra lui e Ferrandelli.
[ad]Quest’ultimo, invece, è affiancato da tutto il PD e da SEL che, in questo modo, si stacca in modo netto dall’IDV; la foto di Vasto, a Palermo, ormai appare preistorica. Il problema della lotte intestine tra le due sinistre non è sfuggito né al vincitore delle primarie né al capogruppo del PD all’Assemblea Regionale Siciliana Cracolici, il quale paventa un accordo targato Orlando-Costa in caso di ballottaggio. Accordo che lo stesso Orlando non pare smentire, poiché a domanda diretta “in caso di ballottaggio appoggerà Ferrandelli?” il parlamentare nicchia. Se davvero fosse così si aprirebbero scenari del tutto nuovi che, fino a pochi mesi fa, non sarebbero nemmeno sembrati possibili agli stessi protagonisti: Ferrandelli, sin dalla vittoria alle primarie, era stato affiancato all’MPA di Lombardo poiché, in caso di sua vittoria, il PD avrebbe continuato ad appoggiare l’asse PD-MPA che regge la regione (cosa invece che il duo Borsellino-Orlando non avrebbe mai accettato); Costa e Orlando, e quindi un inedito PDL-IDV, insieme in un quanto mai probabile ballottaggio, piuttosto che darla vinta al fuoriuscito Ferrandelli.
E gli altri? La Borsellino ha annunciato, alla trasmissione radiofonica Un giorno da pecora di Radio2 , che non si ripresenterà mai più perché, dopo aver cercato di ricompattare tutto il centro sinistra, si è dovuta arrendere all’evidenza e preferirà fare una politica più territoriale che istituzionale. Intanto i candidati continuano a compiere la loro campagna elettorale: tra strette di mano,visite a comunità di immigrati, passeggio alla Vucciria (il mercato storico di Palermo che il venerdì sera vede la presenza di migliaia di giovani che lo utilizzano come luogo d’incontro) , proclami di giunte rosa, incontri, convegni ,manifestazioni e manifesti sempre più grandi ed invadenti, si continua l’iter classico di ogni campagna. Chi la spunterà è difficile dirlo ed anche la spaccatura del centro sinistra non deve essere vista come un quid pluris per il centro destra. Certo è innegabile che uno schieramento compatto ha più possibilità di vittoria rispetto ad uno frammentato, ma è anche vero che se quest’accordo paventato da Cracolici tra PDL ed IDV fosse vero, non bisogna sottovalutare la reazione degli elettori dei partiti: da una parte, in parlamento Di Pietro appare il più intransigente oppositore del centro destra e del berlusconismo, dall’altra lascia mani libere al suo numero due per cercare di vincere le elezioni palermitane.
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[ad]Inoltre, non è mica detto che la parte della sinistra che appoggia Orlando, al ballottaggio, decida di indirizzare gli elettori verso l’espressione del centro-destra palermitano, Costa. Insomma,la situazione appare quanto mai in divenire, e anche gli altri candidati “outsider” sembrano consci della situazione e cercano di attirare a se i voti degli scontenti e degli indecisi: Alessandro Aricò espressione di FLI ed MPA (dopo il “ribaltone” di Costa), Marianna Caronia, tra i primi candidati sindaco ad essere materialmente e visivamente a Palermo, candidata del PID, Nuti per il Movimento 5 stelle che, dopo il nord, prova a ritagliarsi uno spazio anche in Sicilia, Tommaso Dragotto, imprenditore, con il suo movimento Impresa Palermo, l’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo per il movimento Melograno Mediterraneo, Giuseppe Mauro per l’ADC di Pionati ed infine Rossella Accardo candidata per il Movimento dei Forconi.
Infine, come ultimo, la notizia che Raffaele Lombardo, in caso di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, si dimetterà da Presidente della Regione, ha messo altra carne al fuoco nella primavera elettorale palermitana. Già Miccichè, creatore e padre padrone di Grande Sud, lancia la sua candidatura alle regionali, e, c’è da scommetterci, se davvero Lombardo arrivasse alle dimissioni, ben presto potremmo una campagna elettorale per le regionali molto dura ed aspra. Ad oggi non sappiamo chi vincerà le elezioni a Palermo, ma sappiamo in che condizioni è la città: la “capitale” della Sicilia pare abbandonata a se stessa e chiunque vinca deve cercare di risollevarla. Una metropoli come Palermo, sempre a metà tra emergenza rifiuti e voglia di riscatto, tra mafia e antimafia, tra giovani sfiduciati ed eccellenze, merita un sindaco che la prenda per mano e la faccia rinascere, mettendo al primo posto i cittadini e solo dopo le alleanze ed i benefici politici.