Elezioni regionali Lazio 2018: caos candidature, Pirozzi resta in corsa
Quello che il centrodestra temeva sta accadendo. Ed è subito caos. Nonostante l’appello di Berlusconi, il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi non fa alcun passo indietro. Anzi ne fa uno avanti. E, da un punto di vista politico, uno che ne vale più di mille. Per Roma, infatti, sono stati issati i cartelloni elettorali di “Pirozzi Presidente“. Non sono valse a nulla, dunque, le “intimidazioni” del centrodestra che, nei giorni scorsi, ha tentato di temporeggiare per arrivare ad una candidatura comune per le elezioni regionali del Lazio.
“Non penso che candidarsi sia un reato” dichiara Pirozzi. “Ritengo però paradossale che, in prossimità di un’elezione importante come quella per la nostra Regione, che è la seconda in Italia per Pil, ancora si sfogli la margherita. Per parte mia io vado avanti, forte del consenso popolare”.
Elezioni regionali 2018: Pirozzi non si ritira
Ed è forse proprio questo “sentirsi ben voluto” dall’elettorato laziale a spingere il primo cittadino di Amatrice ad andare avanti a qualsiasi costo, anche senza l’appoggio di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. “La gente mi apre le case, mi fa entrare, mi vogliono bene, mi incita ad andare avanti. E io lo faccio perché sono una persona seria, e sarebbe paradossale se oggi rinunciassi in cambio di qualcosa” racconta Pirozzi. E senza peli sulla lingua, aggiunge: “Se avessi voluto andare in Parlamento lo avrei già fatto. Me lo hanno offerto in tanti. Ma nella mia vita sono abituato ad andare controcorrente, a metterci la faccia. E penso che la Regione Lazio abbia bisogno della scossa dello scarpone, visto che negli ultimi anni è stata relegata quasi al ruolo di Cenerentola”.
Fa di testa sua Pirozzi. E se ne frega del centrodestra e del suo tentativo di “compromesso da politici”. E forse è proprio questo che lo premierà se correrà da solo alle regionali del Lazio. A perderci maggiormente, la coalizione di Berlusconi, Meloni e Salvini. In politica, in presenza di un sistema multipartitico, le piccole forze hanno sempre svolto un ruolo importante. Nella conduzione dei governi, ma anche nel momento elettorale. Si parla, in gergo tecnico, di “potenziale di ricatto”, posseduto da quei partiti/liste che, seppur di piccole dimensioni, hanno la capacità di generare un effetto sugli altri partiti del sistema, influenzandone le tattiche di competizione.
Elezioni regionali Lazio 2018: incertezze nel centrodestra
In questo senso i prossimi giorni saranno decisivi, e sveleranno l’arcano della candidatura a presidente del Lazio del centrodestra. Capiremo, dunque, se la lista “Pirozzi Presidente” possiederà o meno quel “potenziale di ricatto” sopra citato, che potrebbe destare la resa di Berlusconi, Meloni e Salvini sulla sua candidatura. Oppure, se sarà il centrodestra a “correre da solo”, rinunciando ad essere appoggiato ad una lista civica che possiede già un buon seguito elettorale. Ma gli scenari che potrebbero delinearsi non sono solo due. Nel Lazio, come candidato presidente, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega prediligono tre personalità distinte. Berlusconi, come noto, punta sul senatore Maurizio Gasparri. Meloni su Fabio Rampelli, capogruppo FdI alla Camera. Salvini, invece, su Pirozzi stesso, dimostrando speranza per un finale alla “siciliana”. Nelle recenti regionali in Sicilia, infatti, in extremis il centrodestra raggiunse l’accordo su Nello Musumeci, inizialmente osteggiato dagli azzurri.
In conclusione, nonostante i giochi di forza a cui stiamo assistendo, permane una certezza immutabile: se la vittoria rimane obiettivo primario, il centrodestra, nel Lazio, non può presentarsi diviso. Soprattutto, viste le aperture della sinistra e il suo sempre più probabile appoggio al candidato dem Zingaretti.