Dai disoccupati ai rifugiati: la Germania degli immigrati

Pubblicato il 12 Luglio 2014 alle 11:13 Autore: Antonio Scafati

Il sogno di una vita migliore, di un lavoro, di un futuro che faccia meno paura spesso ha uno sfondo preciso: la Germania. Il paese tedesco è una delle mete a cui gli stranieri puntano di più. È lì che gli immigrati vogliono andare. Lo testimoniano i numeri.

Nella prima metà degli anni ’90 la Germania ha accolto molti profughi in fuga dalle guerre nell’ex Jugoslavia: bosniaci, macedoni, serbi. Ora la nazione tedesca sta tornando ad essere un approdo per molti. È così da qualche anno. A scegliere Berlino sono persone che scappano da paesi sconvolti da guerre civili come la Siria e l’Iraq, ma c’è anche chi vuole mettersi alle spalle la povertà o la precarietà e spera di costruirsi una vita migliore.

Negli ultimi anni in tanti hanno lasciato i paesi dell’Europa meridionale colpita dalla crisi e hanno scelto la Germania per uscire dallo stallo: spagnoli, greci, portoghesi, italiani. Ma anche polacchi, ungheresi, romeni. E poi ci sono gli extracomunitari: l’Ufficio federale per i Rifugiati si aspetta 175mila richieste d’asilo per il 2014. Si tratterebbe del doppio delle richieste rispetto al 2013. Non se ne vedevano così tante da un paio di decenni.

germania

Secondo l’Ocse, la Germania è diventata la seconda destinazione preferita al mondo per gli immigrati permanenti. Ha superato Regno Unito e Canada, solo gli Stati Uniti restano davanti a Berlino.

Nel 2012 la nazione tedesca ha accolto 400mila nuovi immigrati permanenti, vale a dire non irregolari. Secondo l’Ocse, nel 75 per cento dei casi si è trattato di europei che hanno lasciato il proprio paese. Uno su tre ha una laurea in tasca. Le prospettive economiche contano, quando la gente decide di trasferirsi: Standard & Poor’s prevede che il Pil tedesco crescerà dell’1,8 per cento nel 2014 e del 2 nel 2015.

Le istituzioni stanno lavorando per tenere testa ai numeri e per assicurare condizioni di vita accettabili agli immigrati che arrivano in Germania senza nulla in tasca: cosa che non sempre accade, ha denunciato il settimanale tedesco Der Spiegel, e questo nonostante le tendenze attuali fossero prevedibili.

Spesso le città tedesche lamentano la mancanza di personale e di denaro sufficienti a gestire la mole di extracomunitari che aspirano a un permesso. A Monaco di Baviera, lo scorso inverno, il centro di accoglienza temporanea allestito nell’ex caserma Bayernkaserne ha toccato 1.600 presenze. In città alcuni religiosi hanno proposto di allestire delle tendopoli come primo alloggio per i nuovi arrivati.

La società sta reagendo meglio. In Germania l’atteggiamento nei confronti degli immigrati è cambiato rispetto agli anni ’90: la paura dello straniero è stata generalmente sostituita da un sentimento di accoglienza e fiducia nei confronti di chi lascia la propria casa in cerca di una vita migliore. E una vita migliore spesso viene trovata, in Germania. Spesso, ma non sempre. Gli stranieri senza qualifiche specifiche finiscono di frequente per essere sottopagati o spinti ai margini del mercato del lavoro. Ma questa, in fondo, è un’altra storia.

L'autore: Antonio Scafati

Antonio Scafati è nato a Roma nel 1984. Dopo la gavetta presso alcune testate locali è approdato alla redazione Tg di RomaUno tv, la più importante emittente televisiva privata del Lazio, dove è rimasto per due anni e mezzo. Si è occupato per anni di paesi scandinavi: ha firmato articoli su diverse testate tra cui Area, L’Occidentale, Lettera43. È autore di “Rugby per non frequentanti”, guida multimediale edita da Il Menocchio. Ha coordinato la redazione Esteri di TermometroPolitico fino al dicembre 2014. Follow @antonio_scafati
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