Dopo la Seconda, viene la Prima

Pubblicato il 31 Marzo 2012 alle 09:49 Autore: Pierdamiano Tomagra

Dopo la Seconda, viene la Prima

 

La paura della nostra classe politica di guardare avanti e di affrontare il futuro a viso aperto, noi elettori, non la scopriamo di certo oggi. Quello che più scoraggia dell’accordo sulle riforme elettorali e costituzionali, raggiunto da Alfano, Bersani e Casini è proprio la paura di andare oltre (verrebbe da dire di andare alle urne) e provare a disegnare un futuro per questo paese. La sensazione è che gli italiani, invece, la desiderino davvero una politica diversa. Diversa da quella di oggi, come da quella di vent’anni fa.

[ad]Per obbligo di chiarezza, procediamo con ordine. ABC, hanno trovato un accordo base sulle riforma costituzionale e soprattutto su quella che dovrà essere la nuova legge elettorale. Per quanto riguarda le grandi modifiche alla costituzione è meglio andarci piano e non parlare di giochi fatti. In questi anni di proclami ne abbiamo sentiti tanti e trovare un ampio accordo su riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento dell’esecutivo, e sfiducia costruttiva potrà richiedere del tempo, forse troppo.

Per la legge elettorale invece i tempi sono più brevi e le forze politiche, soprattutto le tre di maggioranza sanno che sarebbe un vero scandalo non cestinare il Porcellum e hanno trovato un primo accordo su come modificarlo. Qui però sembrerebbero finire le buone notizie. Se da una parte infatti ABC concordano (e ci mancherebbe) sulla reintroduzione delle preferenze in collegi uninominali e sull’indicazione per ogni partito del candidato premier, dall’altra si fanno tre passi indietro con la volontà, dichiarata nel comunicato congiunto, di svincolare i partiti dall’obbligo di coalizione pre-elettorale; che in sostanza significa “vediamo chi prende più voti e poi decidiamo che coalizioni fare per governare”. A qualcuno questo meccanismo ricorderà qualcosa. Claudio Cerasa su “Il Foglio” l’ha definito una Prima Repubblica 2.0 in cui i governi vengono di nuovo decisi dai leader di partito e non dagli elettori, che di conseguenza si ritroveranno a votare senza sapere chi effettivamente andrà a governare. Un ritorno al passato, ad un passato che aveva stancato e aveva già fallito una volta.

Trovare un nome a questo nuovo sistema elettorale non è stato difficile. In tanti lo battezzano già “Casinum”, sia per la situazione che verrebbe a creare, e sia per il ruolo che il leader dell’Udc giocherebbe in un sistema come questo. Alla luce dei fatti, il futuro centro di Casini sarebbe il perno di qualsiasi governo scegliendo di volta in volta, e sempre dopo le elezioni, con chi allearsi.

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