Tra le ragioni per le quali in Italia vi è una continua disaffezione nei confronti della politica, c’è il finanziamento pubblico ai partiti. Diverse le battaglie, da parte della società civile prima e dei movimenti politici poi. Anche i fondi destinati ai componenti dei due rami del Parlamento (Camera e Senato) rientrano nel calderone ‘soldi alla politica’ ed è per questo che sono stati presi di mira come simbolo dei privilegi della casta. Di seguito la situazione dei gruppi di Montecitorio e Palazzo Madama e dei finanziamenti a loro destinati.
Alla Camera dei Deputati i milioni di euro fissati per i gruppi parlamentari sono stati ben 32. Lo si evince dai documenti contabili delle rappresentanze partitiche pubblicati da Montecitorio. La distribuzione degli oboli vede il Partito Democratico in prima fila, proporzionalmente ai seggi ottenuti, con 11,4 milioni di euro. E, nonostante le ingenti spese per il personale e per la comunicazione, il Pd riesce a portare a casa un notevole avanzo (3 milioni circa) nei libri contabili. Forza Italia, invece, non tiene i conti in riga come altre organizzazioni: a malapena bastano i soldi forniti dalla Camera (salvati solo 175.000 euro su 3 milioni e mezzo circa). Chi invece fa vera e propria economia è il Movimento 5 Stelle, capace di risparmiare una grande, importante fetta dell’obolo: dai 3,8 milioni ricevuti, i grillini hanno conservato quasi la metà.
Anche i partiti minori fanno sentire la propria presenza sui costi di Montecitorio: Sel ha ricevuto 1.440.000 euro di contributi, risparmiandone 151.000. Poi, al centro, Scelta Civica: conservati 151.000 euro a fronte di una quota di 1,44 milioni. Quindi la Lega Nord coi suoi 364.000 euro su 804.000 ed infine Fratelli d’Italia che si attestata a livello di risparmi intorno a 119.000 su 362.000 euro.
Ma è tutto il sistema Camere ad essere costoso. Non solo gli ingenti flussi di denaro destinati ai gruppi: si pensi all’oltre miliardo di euro delle spese. È il costo del lavoro ad incidere in special modo per il 75%.
Daniele Errera