Speciale elezioni politiche 2018: Parisi in esclusiva ‘ci saremo comunque’
Lo scorso 13 gennaio aveva corso sino a Piazza Montecitorio. Per tenersi allenato, ovviamente, ma soprattutto per lanciare l’ennesimo richiamo alla coalizione di centro-destra. “Noi siamo arrivati qui, fino a Palazzo Chigi. Salvini, Meloni, Berlusconi decidetevi!”.
Stefano Parisi, classe ’56, leader di Energie per l’Italia, nonostante tutto, continuerà a correre. Si presenterà alle prossime elezioni, quelle del 4 marzo. E lo farà anche da solo, se necessario. Silvio Berlusconi, il padre (padrone) del centro-destra pare non aver benché meno ascoltato le richieste di Energie per l’Italia, la formazione politica liberale ed europeista nata nel novembre 2016.
Una vita da imprenditore, city manager a Milano, una gioventù socialista nell’area di Bettino Craxi; Stefano Parisi, dopo la candidatura a sindaco di Milano nel 2016, sembrava essere il rinnovatore del centrodestra, il volto nuovo, pulito per cambiare la politica del fronte moderato.
Lui, Parisi, non ha mai voluto veramente entrare in Forza Italia, nonostante la vicinanza di ideali. Berlusconi, ad un certo punto, gli aveva affidato il compito di svecchiare e rinnovare il polo moderato. I “colonnelli” di Forza Italia pare gli abbiano bloccato la strada.
Speciale elezioni politiche 2018: la sfida di Parisi
E quindi la rottura, i rapporti sempre più freddi con Silvio Berlusconi e la nascita di Energie per l’Italia. Parisi si candida con un progetto partecipato, pur sapendo di non aver vita facile in un fronte ampio e forse già saturo di formazioni politiche.
Stefano Parisi ha lanciato la sua sfida. La sfida di un centro-destra nuovo, fatto di eccellenze dalla società civile, dalle imprese e dal mondo accademico. A poche ore dal termine ultimo per la presentazione delle liste, noi di Termometro Politico l’abbiamo incontrato.
Speciale elezioni politiche: Energie per l’Italia, parla il leader
Stefano Parisi, grazie innanzitutto per la Sua disponibilità. Nel 2016, dopo la candidatura a sindaco di Milano, sembrava poter essere il rinnovatore del centrodestra. In queste settimane, invece, non si capisce bene se farà parte della stessa coalizione. Cosa è cambiato rispetto a due anni fa?
Non è cambiato molto. Continuo a lavorare per il centrodestra con Energie per l’Italia. Un partito nuovo che sarà presente con il suo simbolo giallo sulla scheda. Sia dentro, che fuori dalla coalizione di centrodestra.
Cosa frena Salvini e Berlusconi rispetto alla sua figura?
Non credo che né Salvini, né Berlusconi abbiano nulla in contrario ad accoglierci nella coalizione. Anzi, sono convinto che mi vogliano. Sarebbe un mistero il motivo per il quale si lasci fuori dalla coalizione chi ha rappresentato il centrodestra unito nella capitale economica del Paese. Lo scopriremo a breve.
Una provocazione. Voi di Energie per l’Italia, nel vostro programma, parlate di riduzione del debito, di europeismo; non siete nemmeno d’accordo su una completa abolizione della legge Fornero. Cosa vi spinge dunque ad accettare alleanze con forze dai toni ben diversi come la Lega Nord?
Essere di centrodestra significa avere come riferimenti certi valori, e la Lega è in sintonia con tutta la coalizione, non solo con noi. Poi ci possono essere certe posizioni che possiamo considerare radicali, ma Matteo Salvini è cresciuto in una forza che ha cultura di governo, basti vedere le regioni che sono amministrate da loro.
Nella vostra formazione politica avete deciso di raccogliere personalità della società civile, accademici e figure di spicco come l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini. Come nasce il programma di Energie per l’Italia?
Gabriele Albertini mi ha dato l’opportunità di vivere una delle stagioni più divertenti della mia vita, e ci troviamo ancora in sintonia. Facendo il citymanager a Milano ho capito quanto sia importante avere una visione. Grazie alla perseveranza dell’amministrazione Moratti, nel 2017 vediamo come avevamo immaginato Milano nel 1998. Il programma nasce da questa consapevolezza, che c’è bisogno di mettere le basi per una nuova stagione per la politica. Il programma si è formato avendo ben presente questo.
Quali sono i punti fondamentali?
Il punto cardine è uno: far ripartire questo Paese. Con un debito pubblico così alto non si può andare avanti. Noi vogliamo la diminuzione della spesa pubblica di un punto di pil all’anno e l’inversione del rapporto che c’è tra spesa corrente e spesa per investimenti. E poi la giustizia, bisogna riformarla: la mancanza di certezza del diritto rimane il più grande freno agli investimenti privati. Penso che questa però sia semplicemente una questione di civiltà.
Speciale elezioni politiche: per una politica diversa
Cosa vi ha spinto a non unirvi a Noi con l’Italia, la cosiddetta “quarta gamba del centrodestra”?
Lo ripeterò all’infinito. Energie per l’Italia è un progetto politico nuovo. Entrare nella quarta lista non sarebbe stato compatibile con quello che proponiamo agli elettori. Noi agli italiani chiediamo di cambiare idea sulla politica e il nostro intento è quello di fare politica in maniera diversa così da poterla rifondare.
Lei, oltre a partecipare alla campagna elettorale in vista del 4 marzo, è tra i banchi dell’opposizione del comune di Milano. Dal suo punto di vista, vista anche la sua esperienza come city manager, che giudizio dà all’amministrazione di Giuseppe Sala?
Milano indubbiamente viene vista, e a ragione, come un punto di riferimento a livello nazionale. Sala però è vittima dell’ideologia radical chic di certa sinistra. Il problema dell’inquinamento ambientale non lo risolvi bloccando le automobili, ma rigenerando le periferie con la partecipazione di capitali privati. Quello che inquina sono le abitazioni. Puoi ancora oggi, come sindaco di Milano, dire che l’immigrazione è una cosa buona e che bisogna accogliere tutti? Potrei continuare. Poi c’è la grande ferita aperta dalla mancata aggiudicazione dell’autorità europea per il farmaco e il grande nodo dell’ex area expo. Una delle due grandi partite l’ha persa. Spero che l’altra la giochi meglio.
Energie per l’Italia è una compagine partecipata: il vostro sito web dedica molto spazio ai contributi ed alle idee dei militanti. Il centrodestra potrà rinnovarsi solo su questa strada, anche introducendo lo strumento delle primarie?
Da statuto il nostro partito è aperto e contendibile, ci sono solo organismi collegiali, e addirittura il simbolo è di proprietà del partito. C’è però da dire una cosa. Le primarie hanno accompagnato parte della stagione italiana maggioritaria. Credo che si sia rivelata poi un’illusione, e abbia fatto del male al Paese. Ha costretto molta gente a votare per partiti nei quali non ci si riconosceva fino in fondo. Noi eravamo per una legge elettorale proporzionale, ma adesso abbiamo il Rosatellum. Un capolavoro ibrido.