Elezioni 2018: Governo tecnico con Calenda premier, l’ipotesi

carlo calenda

Elezioni 2018: Governo tecnico con Calenda premier, l’ipotesi

Non è iscritto a un partito e, al momento, non risulta nemmeno tra i candidati a un posto in Parlamento; eppure, sta prendendo piede l’ipotesi di un governo “tecnico” a guida Carlo Calenda. Il ministro dello Sviluppo Economico è intervenuto a un incontro organizzato domenica dal Pd al Teatro Parenti di Milano. Tra “critiche” a Renzi («non siamo rottamatori ma costruttori»), apprezzamenti all’operato di governo e prospettive di futura vittoria, il suo discorso è risultato quello di maggiore successo; è stato addirittura scandito da qualche coro dal tono inequivocabile: “Calenda premier“.

Elezioni 2018: Governo tecnico con Calenda premier, l’ipotesi

Lui ha sempre detto di essere di sinistra e di aver votato a sinistra; tuttavia, negli ultimi tempi, sembrava poter diventare il candidato del centrodestra per Palazzo Chigi. Qualcuno, invece, avrebbe voluto vederlo a capo di un partito europeista e liberale tutto suo. Ora, date per scontate le difficoltà che contraddistingueranno la formazione di una maggioranza post-4 marzo, il suo nome circola nell’ottica di un esecutivo di “larghe intese”; magari ben piantato sul Partito Democratico: a cui si sta avvicinando sempre più; ciò nonostante le numerose frecciatine all’indirizzo di Matteo Renzi che, d’altra parte, rimane “il nostro centravanti di sfondamento”.

44 anni, figlio della regista Cristina Comencini e dell’economista Fabio Calenda, Laureato in diritto internazionale, ex manager di Ferrari, Sky e Confindustria; i primi passi in politica li ha fatti a fianco di Montezemolo prima e Monti dopo. È entrato nella stanza dei bottoni nel 2013. All’epoca fu Enrico Letta a chiamarlo per ricoprire il ruolo di vice-ministro dello Sviluppo Economico. Nel 2016, venne nominato da Renzi rappresentante dell’Italia presso l’Ue; un incarico che Calenda ha ricoperto per sole due settimane quando sostituì il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi dimissionaria in seguito allo scandalo del petrolio in Basilicata. Dopo il referendum, ha mantenuto la carica anche sotto il governo di Paolo Gentiloni.

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