Forse non molti ricordano la figura di Angelo Frammartino. Era un cooperante italiano di 24 anni che si trovava a Gerusalemme per aiutare i bambini del luogo, da sempre vittime dell’ultradecennale conflitto arabo-israeliano.
Il 10 agosto del 2006 Frammartino fu accoltellato da un palestinese, perdendo la vita sul colpo.
La tragica storia esposta in maniera così asciutta sembra non avere (purtroppo) nulla di straordinario. La zona da sempre è epicentro di contrasti e di episodi simili.
Vero. Ma questa storia ha una dinamica particolare che a tratti la rende eccezionale. E che può aiutarci moltissimo nel comprendere cosa sta avvenendo in questa ore al confine tra Israele e la Striscia di Gaza.
Angelo Frammartino infatti non era solo un cooperante. Era anche il coordinatore del Partito della Rifondazione Comunista presso il comune di Monterotondo (in provincia di Roma). Il suo assassino (Ashraf Hanaisha) invece era un membro del movimento per la Jihad palestinese.
Questi due aspetti sono molto diversi tra loro e forse una prima lettura non consente di comprendere appieno la dinamica: per quanto infatti Frammartino lavorasse in un centro di Gerusalemme (situato quindi in territorio israeliano) che ospitava bambini sia arabi sia israeliani, era un esponente di un partito da sempre molto attento alle istanze palestinesi anche a seguito del colpo di mano del gennaio 2006 che portò Hamas a conquistare il controllo della Striscia.
Al funerale di Frammartino, il 15 agosto del 2006, partecipò il Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti e il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano.
Hanaisha invece non era un esponente di Hamas, ma anzi apparteneva a quella sensibilità che da sempre accusa la stessa Hamas di collaborazionismo con gli israeliani.
Nel 2011 invece morì invece Vittorio Arrigoni. Un altro cooperante italiano morto in circostanze che fecero riflettere la comunità internazionale: saggista e scrittore, Arrigoni era un fautore dello “stato bi-nazionale dei Medio Oriente”. Una soluzione che avrebbe dovuto portare ad uno stato unitario e laico tra istanze arabe ed israeliane. Un’impostazione che da sempre va oltre il concetto di “due popoli, due stati” (maggioritario nella comunità internazionale) e che comporterebbe una serie di modifiche alla costituzione d’Israele, da sempre improntata a forti principi religiosi.
Arrigoni a differenza di Frammartino si trovava a Gaza e collaborava con esponenti del movimento al governo nella Striscia. Fu ucciso da un membro del movimento salafita da sempre molto critico col “moderatismo” di Hamas.
La dinamica di questi giorni in Israele dunque non può trascendere dalla forte avanzata dell’Isis in Iraq e in parte della Siria: Il lancio di razzi dalla Striscia ad Israele si basa anche su un maggiore radicamento di questo movimento di stampo salafita e jihaidsta che si è rafforzato ancor di più a seguito dell’annunciato governo d’unità nazionale tra Fatah ed Hamas.
Prova di tutto ciò non è solo la proclamazione del califfato di Ali Baghdadi, ma il nuovo approccio di politica estera del neopresidente egiziano al-Sisi. Il confine tra Egitto e Striscia di Gaza (il celeberrimo Valico di Rafah) da sempre, anche sotto la presidenza del “laico” Mubarak, era luogo di scambio di armi per rafforzare la “fratellanza” araba a scapito della presenza israeliana nell’area. Lo stesso Mubarak pur fedele allo spirito di Camp David, spesso ha svolto un ruolo di intermediazione tra le parti sfruttando la comune appartenenza etnica e religiosa coi palestinesi da una parte e l’alleanza con lo stato ebraico dall’altra.
Ora al-Sisi, che tra l’altro guarda a Mosca con interesse, se ne lava le mani. Obama è costretto a proporsi come mediatore e presso il valico di Rafah si consente lo scambio solo di viveri e medicinali.
Una prova del nuovo corso laico della presidenza egiziana dopo quello di Fratelli Mussulmani e del presidente Morsi. Ma al tempo stesso il timore che a Gaza stia avvenendo qualcosa di difficilmente controllabile. Tanto da portare a dinamiche del tutto nuove in cui anche due giovani cooperanti come Frammartino e Arrigoni sono accusati di essere dei nemici della causa palestinese.