Alessandra Poggiani sarà il Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia digitale mentre Stefano Quintarelli ne sarà il Presidente del Comitato di Indirizzo.
A sentire gli annunci di oggi, così a lungo attesi, vien da pensare che, finalmente, l’epopea della genesi dell’Agenzia per l’Italia digitale sia prossima al suo epilogo e che, ad oltre due anni dalla sua istituzione – avvenuta, in piena estate, addirittura con un decreto legge e, dunque, con un provvedimento d’urgenza – l’Agenzia possa iniziare a lavorare per attuare l’agenda digitale italiana.
Ma, purtroppo, non è così.
A leggere, infatti, tra le pieghe della legge (art. 47) e tra le righe del travagliato Statuto dell’Agenzia per l’Italia Digitale, si scopre che il Comitato di indirizzo – l’organo di indirizzo strategico dell’Agenzia – deve essere composto “da un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, un rappresentante del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, un rappresentante del Ministro per la pubblica amministrazione, un rappresentante del Ministero dell’economia e delle finanze e da due rappresentanti designati dalla Conferenza Unificata e dai membri del Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda digitale italiana”.
Ed è proprio questo “tavolo” che potrebbe rappresentare la classica buccia di banana, destinata a rimandare ulteriormente il giorno nel quale l’Agenzia potrà, finalmente, iniziare a lavorare.
A sfogliare la montagna di bit di provvedimenti sin qui varati sull’Agenda digitale italiana negli ultimi anni e dagli ultimi tre Governi, si scopre, infatti, che ci si è dimenticati di istituire il Tavolo in questione.
Il tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana – e, quindi, non esattamente un orpello, né un elemento accessorio o rinunciabile del costituendo Comitato di indirizzo dell’agenzia per l’Italia digitale – avrebbe dovuto, ormai da tempo, essere istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ma, salvo errori – sempre possibili considerata la frammentarietà e fluidità del quadro normativo di riferimento – il Decreto non è mai stato emanato né dall’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta, né, tantomeno, dall’attuale Premier.
Ciò, salvo a non ritenere, che nonostante qualche bisticcio terminologico – non essendo la struttura di missione mai stata battezzata “tavolo permanente” – il tavolo in questione altro non sia che la famosa task force per l’attuazione dell’agenda digitale italiana, istituita proprio con un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ma dato che, termini e parole suggeriscono che non sia così, a questo punto il Governo deve affrettarsi a rimediare alla mancanza e deve farlo in fretta ma con prudenza e ponderazione perché il tavolo in questione è una preziosissima ed irrinunciabile camera di compensazione nella governance non solo dell’Agenzia per l’Italia digitale ma, più in generale, della politica dell’innovazione italiana.
La legge istitutiva del Tavolo, infatti, prevede che esso sia “un organismo consultivo permanente composto da esperti in materia di innovazione tecnologica e da esponenti delle imprese private e delle università”.
Esperti di innovazione, esponenti delle imprese private e università devono, dunque, necessariamente essere nominati membri del tavolo permanente e, quindi, entrare, di diritto, nel Comitato di indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale che toccherà a Stefano Quintarelli presiedere.
Manca dunque un “tavolo”, per fare, davvero, l’Agenzia per l’Italia Digitale e cominciare, finalmente, a guardare al futuro dell’innovazione nel nostro Paese con più ottimismo ed almeno un briciolo di serenità.
E, considerata l’eterogeneità della provenienza dei suoi componenti, ci vorrà un po’ per fare in modo che le poltrone attorno al tavolo – delle quali la legge non stabilisce numeri e limiti – vengano occupate da soggetti in grado di garantire la necessaria rappresentatività e l’indispensabile bilanciamento tra i tanti e contrapposti interessi che devono essere tenuti in considerazione nel dettare le linee strategiche dei processi di innovazione e digitalizzazione del Paese.
Ma non basta.
Le legge, infatti, prevede che il tavolo sia Presieduto da un soggetto nominato dal Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione.
Prima di poter sentire l’Agenzia per l’Italia digitale emettere il primo vagito, dunque, c’è ancora un Tavolo da istituire, ci sono i suoi membri da nominare e c’è, infine, il suo Presidente da designare.
Non è, quindi, ancora arrivato il momento di scrivere la parola fine all’epopea dell’Agenzia per l’Italia digitale.
*Nota di trasparenza: sono tra i membri della task force per l’attuazione dell’agenda digitale italiana, a suo tempo nominata [anche se non credo che quell’esperienza possa aver condizionato questo post]