“La riforma della P.a. più di tutte evidenzia il modo nuovo in cui il governo Renzi interpreta la sinistra del Paese: niente statalismo, nessun ammiccamento all’elettorato di riferimento o al sindacato. Siamo laici”. Difende a spada tratta la riforma Madia, il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Angelo Rughetti. In un’intervista al Corriere della Sera, Rughetti, renziano della prima ora, mette al riparo il provvedimento dalle accuse di “eccessiva concentrazione e verticalizzazione del potere” nelle mani dello stato centrale e rivendica la bontà del documento che garantisce governabilità, stabilità e uno stato più semplice.
“Il 41% del Paese ci ha detto che il nostro è il verso giusto”, afferma il sottosegretario facendo riferimento alla vittoria del Pd alle europee dello scorso 25 Maggio. Non ci sta a farsi dettare le linea da lobby e sindacati: “Le lobby fanno il loro mestiere, il nostro è quello di non prendere scorciatoie. Il decreto contiene già numerose mediazioni sui punti caldi, per noi conta non perdere di vista l’obiettivo della staffetta generazionale”, ricorda Rughetti. Quanto ai nuovi poteri del premier nell’organizzazione dei ministeri, contenuti nel disegno di legge delega, dice: “l’idea di fondo è che non esiste un ministero che si organizza da solo, per conto suo, ma che la sua struttura sia strumentale al raggiungimento di alcuni obiettivi. È lo stesso ragionamento applicato alle Prefetture”, continua Rughetti che spiega: “oggi ad Aosta o a Palermo la struttura dello Stato è sempre la stessa senza che ci siano le stesse necessità. Ci sono 107 Prefetture, 107 uffici scolastici, 107 uffici del lavoro, ecc. In questo modo la mobilità dei dipendenti tra le varie amministrazioni è impossibile”, precisa il sottosegretario alla Pa. “La nostra idea è che si è dipendenti della Repubblica momentaneamente incardinati in un ente, domani si cambia“. Sugli incarichi ai dirigenti e il nuovo ruolo unico, Rughetti va giù duro: “oggi c’è una combriccola di persone che ha avuto la possibilità di controllare l’amministrazione. Il nostro è un modo per sconfiggere questa stortura”. E sul riassetto delle partecipazioni pubbliche Rughetti promette “un piano per fine luglio” in cui varrà un unico principio: “La politica dovrà uscire dalle partecipate“.
Carmela Adinolfi