Elezioni 2018: Governo di larghe intese è probabile, Renzi premier?
Siamo nel pieno della campagna per le ormai vicine elezioni 2018 e quello su cui ci si interroga sempre più spesso – visto il Rosatellum e le forze politiche schierate in campo – è cosa succederà ad urne chiuse. Quando, volenti o nolenti, si dovrà fare i conti con un risultato che potrebbe portare a una situazione istituzionale né facile, né delineata. Nel senso che, a prescindere di quale sarà l’esito del 4 marzo, con buona probabilità non sarà facile costruire una maggioranza a sostegno di un nuovo esecutivo.
Elezioni 2018, Renzi: “Governo tecnico? Non con me”
Soprattutto, questa volta, la speranza è quella di non veder costituirsi un nuovo governo tecnico, né di larghe intese. Gli scenari che si profilano però potrebbero, almeno al momento, remare proprio in questa direzione; anche se è stato proprio il segretario dem, Matteo Renzi, a scongiurare tale ipotesi. “Un governo tecnico sarebbe la fine del Pd. Infatti non ci sarà. Non con me, almeno”, sono state le sue parole dal Nazareno riportate da Repubblica, proprio nei giorni caldi della stesura delle liste.
Nessun governo tecnico e nessn governo di larghe intese; non quelle imposte dagli altri, soprattutto. Ciò sembrerebbe voler dire che il segretario Pd – nell’ipotesi di un buon risultato elettorale – rimane con un occhio (forse pure due) sulla poltrona di primo ministro. “Dobbiamo avere il primo gruppo parlamentare. Poi sarò io a trattare per un governo. Potrà guidarlo il segretario del primo partito, oppure qualcuno che sceglierà il segretario del primo partito” ha infatti dichiarato Renzi, delineando quella che potrebbe essere la sua strategia post-voto.
Elezioni 2018, ipotesi Tajani
D’altronde – e lo si vede soprattutto dalle candidature – Renzi è intento nella costruzione di una coalizione di centrosinistra che abbia un’occhio, o più di uno, puntato al centro e al centrodestra. Il fine potrebbe essere appunto quello di preparare il terreno per un governo di larghe intese che comunque lo riporti ad essere uno dei protagonisti della futura squadra di palazzo Chigi. O, quantomeno, a non subire le decisioni degli azzurri.
Intanto, dall’altro lato della barricata, il nome che piace tanto a Berlusconi e a Bruxelles come futuro premier – di larghe intese – è quello di Antonio Tajani, attuale presidente del Pe. Nome che sembrerebbe non dispiacere nemmeno a Renzi, il quale con tutta probabilità preferirebbe persino lui ad un secondo premierato di Paolo Gentiloni; che pure tanto piace a Ue e Merkel.