Elezioni 4 marzo 2018: ‘rivolta’ candidati nel Pd, il retroscena su Renzi
Ad un mese delle elezioni il segretario dem Matteo Renzi si trova a navigare – in termini di campagna elettorale – a navigare in cattive acque. Se sarà difficile per il Pd riguadagnare consenso da parte di un elettorato deluso, soprattutto dall’ex premier, lo è ancora di più senza una squadra forte e unita a sostegno del suo segretario; che, comunque, con la scelta dei candidati per i vari collegi non ha fatto altro che alimentare dispiaceri e risentimenti tra i suoi compagni di partito. Quelli rimasti, per intenderci.
Elezioni 4 marzo, tutti i delusi dal segretario
Ormai è fatto noto che l’ex premier abbia premiato, nella composizione delle liste, principalmente i componenti del noto giglio magico: Luca Lotti e Maria Elena Boschi in primis. E lasciato a margine molti uomini del partito e dell’esecutivo, come l’attuale capo del Viminale Marco Minniti; il ministro è stato infatti candidato – con non moltissime possibilità di elezione – nel collegio uninominale di Pesaro. Anche se c’è possibilità di recupero nel plurinominale, comunque Minniti ha deciso di annullare tutti gli appuntamenti televisivi; per concentrarsi sul territorio che gli è stato assegnato. Eppure Renzi avrebbe dovuto giocarsi bene questa carta: il ministro, con la sua apprezzata gestione dei flussi migratori, avrebbe potuto riportare molti elettori persi in quel del Nazareno.
Comunque Minniti non è l’unico uomo di palazzo Chigi stanco e deluso dal proprio segretario; c’è anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, il quale non tenta nemmeno di affondare la nave dem, ma l’ha proprio abbandonata. Per salire su quella di +Europa di Emma Bonino, tra l’altro. E per due ragioni fondamentali: togliere voti al Pd e poter avere voce in capitolo il 5 marzo, quando con i risultati alla mano bisognerà trovare la quadra per formare un nuovo esecutivo.
Elezioni politiche: Delrio deluso
Un altro che ha annunciato poche comparse televisive è sempre un ministro, Graziano Delrio; anche il titolare alle Infrastrutture è rimasto deluso dal trattamento di Renzi, che lo ha candidato all’uninominale di Renzi, per sua scelta senza altri paracaduti. Infine c’è Andrea Orlando, il Guardasigilli che aspira alla guida del partito. Proprio per questo spererebbe in una grande debacle dell’attuale segretario che, una volta allontanato, potrebbe lasciar spazio a grandi ritorni; quelli degli ex compagni di LeU.