‘I soliti comunisti’, avrà pensato Silvio Berlusconi quando la Procura Generale di Milano ha chiesto la conferma dei sette anni di reclusione per il caso Ruby. La difesa dell’ex Cavaliere del Lavoro prende ancora le parti del leader forzista. A voce alta.
Sono solo “presunte prove” quelle presentate dai pm milanesi. La condanna, afferma l’avvocato Filippo Dinacci, si basa esclusivamente “su un convincimento” anti – Berlusconi. Quello di interessarsi di Ruby, non fu un “ordine: non ci fu alcuna costrizione ma una mera sollecitazione. Ostuni, (capo del gabinetto, ndr) disse a Giorgia Iafrate (un altro funzionario di polizia) di accelerare le pratiche purché ciò non fosse incompatibile con le procedure adottate in questi casi”. Praticamente Berlusconi non ha costretto nessuno ad agire in quel modo.
Sui rapporti di natura sessuale (Ruby era ancora minorenne), Dinacci tuona: “non è stato dimostrato il rapporto sessuale”. Continua: “non ci sono elementi per cui si può condannare. In questo processo bisogna prendere con le pinze tutto”. A proposito della giovane: il legale di Berlusconi afferma come questa sia “una persona disonesta, con le istituzioni e con gli altri, non credibile e che, come spiegato anche da psicologi e operatori sentiti in aula, soffre della tendenza a fantasticherie autistiche”. E’ per tutto questo (un complotto, per come l’ha descritto Dinacci) che, afferma l’avvocato, “chiediamo l’assoluzione dell’imputato”.
Daniele Errera