Elezioni politiche: rimborsi M5S, chi ha tradito il Movimento?
Si allarga il caso Rimborsopoli riguardante il Movimento 5 Stelle. Per statuto, i parlamentari pentastellati versano metà del loro stipendio e i rimborsi spese non utilizzati in un conto corrente gestito dal Ministero dell’Economia. Il denaro va poi ad alimentare un fondo che serve a finanziare le piccole imprese attraverso il microcredito.
Ora, sul conto ci sono – almeno, in via ufficiale – 23,5 milioni di euro; tuttavia, la cifra potrebbe essere molto più bassa. Forse di 1,4 milioni di euro inferiore. Infatti, secondo Adnkronos risultano mancare 500mila euro; poi si è scoperto che sul conto sono stati versati 900mila euro non da parlamentari ma da consiglieri regionali ed espulsi che hanno comunque continuato a mettere la loro parte. D’altra parte, non si è ancora capito quanto dell’ammanco sia imputabile a “rimborsi falsi” e quanto ad “errori di contabilità”, peraltro, già ammessi dai vertici del partito.
Elezioni politiche: rimborsi M5S, chi ha tradito il Movimento?
Lo scandalo è scoppiato dopo un servizio delle Iene durante il quale un fonte interna ai 5 stelle (un ex) – rimasta anonima – rivelava che “almeno una decina” di parlamentari avevano usato un trucco per, insomma, tenersi i soldi. In pratica, questi facevano il bonifico per poi caricare la ricevuta sul sistema ma entro 24 ore lo annullavano e così il denaro non veniva accreditato.
Ne servizio della trasmissione Mediaset sono stati accusati, innanzitutto, i parlamentari Andrea Cecconi e Carlo Martelli. Il primo non avrebbe versato oltre 2omila euro, il secondo circa 76mila. I due sono stati candidati e con tutta probabilità saranno rieletti; tuttavia, hanno già firmato il cosiddetto “modulo Dessì”. Prende il nome dal chiaccherato candidato 5 stelle in Lazio; in teoria, in caso di elezione, chi lo firma assicura le proprie dimissioni: detto ciò, è la Camera di appartenenza che decide in merito.
Dopo Cecconi e Martelli, le Iene e la loro “gola profonda” hanno tirato in ballo anche altri due parlamentari del Movimento Maurizio Buccarella e Barbara Lezzi. Risulta coinvolto anche il senatore siciliano Michele Giarrusso. Finora hanno tutti respinto le accuse al mittente. Presto, potrebbe essere verificata la posizione anche di Danilo Toninelli.