Questo Ddl non s’ha da fare. O forse sì
Da settimane il dibattito politico italiano è concentrato sulla sorte del cosiddetto ddl Zan (ddl n° 2055). Il testo, approvato a novembre dalla Camera, da quel momento giace in Commissione Giustizia al Senato. Cerchiamo di capire di cosa si occupa questo progetto di legge, quali sono i motivi per i quali la situazione è ancora in stallo e quale potrebbe essere il suo futuro.
Cosa prevede il ddl Zan
Il disegno di legge si compone di dieci articoli e ha lo scopo di inserire “il genere, l’orientamento sessuale e l’identità di genere” nell’impianto normativo che a oggi tutela le discriminazioni, l’odio o la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi. Più precisamente l’approvazione del ddl modificherebbe due articoli del codice penale:
- l’art. 604 bis (che oggi punisce chi commette o istiga a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi) andrebbe a ricomprendere anche le condotte discriminatorie fondate “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”;
- l’art. 604 ter che, modificato dal ddl Zan, prevedrebbe una circostanza aggravante (pena aumentata sino alla metà) per i reati commessi per finalità di discriminazione fondata sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.
L’art. 4 del ddl fa salve “la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti“.
Il testo prevede inoltre l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, il giorno 17 maggio.
Cos’è successo sino ad ora
Il ddl è stato approvato dalla Camera il 4 novembre 2020, nonostante l’opposizione di Lega e Fratelli d’Italia.
Il passaggio successivo è stato quello in Commissione Giustizia al Senato. Nello stesso momento in cui la Camera approvava il ddl Zan, in Commissione Giustizia vi erano già 4 ddl riguardanti la stessa materia che attendevano di essere esaminati. Si tratta dei ddl n° 59, n° 1176, n° 1430 e n° 1613.
Per questo motivo, l’ufficio di Presidenza della Commissione Giustizia ha votato all’unanimità per procedere alla congiunzione di questi altri 4 ddl al ddl Zan. Ha chiesto e ottenuto dalla Presidente del Senato Alberti Casellati l’assegnazione in sede referente dei 5 ddl (i 4 trattanti la medesima materia più il ddl Zan).
Secondo alcuni, questa decisione ha ulteriormente prolungato i tempi della discussione. Secondo Ostellari (Lega, Presidente della Commissione Giustizia) invece, si trattava semplicemente di applicare il regolamento interno del Senato. L’art.51 recita infatti: “I disegni di legge aventi oggetti identici o strettamente connessi sono posti congiuntamente all’ordine del giorno della Commissione competente, salvo che per alcuni di essi la Commissione abbia già esaurito la discussione.”
Il 28 aprile 2021 la Commissione Giustizia ha votato a favore della calendarizzazione della discussione del ddl Zan.
La Commissione Giustizia si è riunita il 6 maggio e il ddl Zan è inserito nell’odg della discussione, accorpato, come si ricorderà, agli altri 4 ddl.
La senatrice Maiorino (M5S), al fine di accelerare l’iter di approvazione del ddl ne ha chiesto la disgiunzione dagli altri 4 ai quali era stato accorpato. Il Senatore Mirabelli (PD) ha ricordato come questa pratica sia comunemente ammessa dalla prassi parlamentare.
Il senatore Pillon (Lega) ha fatto notare che la richiesta non trova alcun riscontro nel Regolamento del Senato. Il Presidente della Commissione Ostellari ha comunque messo ai voti la proposta di disgiunzione che è stata approvata. La Commissione esaminerà dunque soltanto il ddl Zan, nel testo approvato dalla Camera lo scorso 4 novembre.
Il c.d. ddl Ronzulli
La Senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, contraria al ddl Zan, ha presentato un progetto di legge per modificare l’articolo 61 del codice penale (circostanze aggravanti) . L’intento è quello di introdurre tra esse gli atti discriminatori e violenti per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.
“Mettiamo nel codice penale una semplice aggravante, un solo articolo per le discriminazioni basate sull’identità di genere”, ha commentato la senatrice Ronzulli.
L’eventuale adozione di nuovo testo base diverso da quello approvato alla Camera comporterebbe l’annullamento dell’iter legis e tutto dovrebbe riiniziare da capo. Un nuovo testo, se approvato al Senato, dovrebbe infatti tornare alla Camera.
La proposta del M5S
L’articolo 77 del Regolamento del Senato prevede la possibilità di richiedere la calendarizzazione d’urgenza in aula dei ddl e il M5S ha raccolto le firme necessarie (un decimo dei componenti del Senato) per richiederla. Questo permetterebbe di accorciare i tempi, sempre che ciò avvenga prima che il ddl Zan sia votato dalla Commissione Giustizia come testo base.
L’opinione dei partiti
A favore del ddl il Partito Democratico, Liberi e Uguali, il Movimento 5 stelle. Più ambigua è la posizione di Italia Viva. Il partito di Renzi votò favorevolmente alla Camera, ma durante i lavori in Senato, Davide Faraone (senatore IV) ha sostenuto la necessità di procedere a qualche modifica. A favore si sono espressi anche diversi personaggi dello spettacolo, come Fedez ed Elodie.
Assolutamente contrari Lega e Fratelli d’Italia. Forza Italia è invece divisa in quanto conta qualche dissidente favorevole. Si sono dichiarati contrari all’approvazione anche la Conferenza Episcopale Italiana e le associazioni Cattoliche, tra cui Pro Vita & Famiglia.
Qual è il futuro del ddl?
La Commissione, ora che ha calendarizzato il ddl, potrà esaminarlo inserendolo tra gli ordini del giorno dei lavori. Così si potrà avviare la discussione, apportando eventuali modifiche con emendamenti, oppure decidere di fare rimanere il testo approvato alla Camera invariato. Una volta approvato in Commissione, esso sarà pronto per l’esame in Assemblea al Senato.
Se il ddl viene approvato senza modifiche sia dalla Commissione che dall’Aula del Senato è pronto per essere promulgato e per diventare legge. Se invece esso viene approvato ma con modifiche deve ritornare alla Camera per un’ulteriore approvazione. Questo perché, essendo il nostro un bicameralismo perfetto, un disegno di legge deve essere approvato da entrambe le camere del Parlamento nello stesso testo.
Nonostante la calendarizzazione, le polemiche non sono destinate a placarsi. Infatti, lo stesso Presidente della Commissione Ostellari si è autoproclamato relatore della legge. Il relatore è colui il quale dovrà condurre la legge nella fase istruttoria in Commissione, coordinando la discussione politica sul provvedimento.
Per le forze politiche favorevoli al ddl il rischio è che Ostellari cerchi così di rallentare ulteriormente il processo di approvazione.
Il Regolamento del Senato prevede che il relatore di ciascun disegno di legge sia il Presidente della Commissione, che ha la facoltà di delegare questa funzione ad altri Commissari. Ostellari ha dichiarato: ”poiché sono stato confermato Presidente, grazie al voto della maggioranza dei componenti della Commissione, per garantire chi è favorevole al ddl e chi non lo è, tratterrò questa delega.”