Elezioni politiche: Governo di scopo dipende dalla Consulta, lo scenario
Elezioni politiche: Governo di scopo dipende dalla Consulta, lo scenario
L’appuntamento del 4 marzo si avvicina e un dato sembra ormai assodato: non si potrà formare una maggioranza. A questo punto, si sprecano gli scenari post voto; per esempio, quello che parla di “larghe intese”. Berlusconi e Renzi escludono la possibilità e rilanciano l’idea di un Gentiloni-bis in attesa di tornare al voto, magari in estate.
Tuttavia, secondo la Stampa, prende quota negli ultimi giorni l’ipotesi di un “intervento” della Consulta per il battesimo di un «governo di scopo». In sostanza, si parla sempre di “larghe intese” per due, al massimo tre, mesi; giusto il tempo di approvare una nuova legge elettorale. Perché, altro dato assodato, il Rosatellum, non è di certo il sistema adatto a tempi di tripolarismo; insomma, si può andare a votare all’infinito ma non se ne tirerà mai fuori una maggioranza.
Elezioni politiche: Governo di scopo dipende dalla Consulta, lo scenario
È proprio al livello del Rosatellum che, quindi, dovrebbe intervenire la Consulta. L’organo ha già decretato l’incostituzionalità di Porcellum ed Italicum. Ora, se si pronunciasse allo stesso modo anche sul Rosatellum, il Parlamento sarebbe obbligato a rimodulare la legge elettorale. Secondo il quotidiano torinese, starebbe lavorando in questo senso il “Partito trasversale delle larghe intese“; non sarebbe formato tanto da partiti presi nel loro insieme ma da singoli esponenti di varie forze politiche.
Per ricapitolare: dopo il voto, in caso di stallo su Gentiloni, si dovrebbe formare un governo non “largo” ma “larghissimo”; questo, poggiando su un pronunciamento con cui la Consulta dichiara l’incostituzionalità del Rosatellum, rimette mano alla questione legge elettorale. Le “larghissime intese” dovrebbero poi avere – in linea teorica – pochi problemi a elaborarne una che, innanzitutto, permetta di votare in tempi brevi e che, in secondo luogo, faciliti l’individuazione di un vincitore la sera delle elezioni. Il “piano” è stato definito, con verve giornalistica, un “colpo di stato”.
In realtà, per quello che si può capire almeno, la Consulta intende lavarsene le mani questa volta. D’altronde, i tribunali di Firenze e L’Aquila hanno già rigettato alcuni reclami contro il Rosatellum che implicavano una sua decisione. Tuttavia, non si può escludere che prima o poi una richiesta del genere venga accolta, obbligando la Consulta a entrare nel dibattito.