Vannino Chiti non fa alcun passo indietro e sulla riforma del Senato annuncia il suo voto contrario: “Se il testo manterrà questi limiti non lo voterò per rispondere alla mia coscienza”. Il senatore Pd Vannino Chiti, che esclude però di lasciare il partito: “perché dovrei”. E riflette sulle modifiche a suo avviso necessarie: “che sia la Camera sola a dare la fiducia e ad avere l’ultima parola sulle leggi del programma di governo lo condivido”. “Ma le libertà religiose, i diritti delle minoranze e le leggi etiche possono essere temi su cui dare l’ultima parola solo alla Camera votata con l’Italicum?”.
Quanto all’immunità, continua Chiti, “chiedo di mantenere l’insindacabilità sulle opinioni e i voti di ogni parlamentare e di toglierla sia per deputati che per senatori”. “Poi c’è il grande tema di ridurre il numero di deputati. Devono scendere a 315” “per evitare uno squilibrio sulla rappresentanza e sull’elezione del Capo dello Stato. Oppure a 470 come il numero dei collegi del mattarellum. La Costituzione è fatta di equilibri. E per una riforma così fondamentale, penso sia bene fare un referendum per darle una legittimazione definitiva. Ultimo problema è il modo di elezione dei senatori”. Chiti torna poi sulle accuse di attaccamento alle indennità lanciate dal premier ai non alleati del Pd: “Renzi ha detto una falsità”. “Gli chiedo: perché non fa la battaglia per equiparare l’indennità di deputati e senatori a quella del sindaco di Roma? Vorrebbe dire dimezzare sul serio le spese. Io sono per farlo subito, facciamo venire allo scoperto quelli che sono contrari?”,