“L’Impegno con gli italiani”: l’eterno ritorno di Berlusconi e le larghe intese possibili
“L’impegno con gli Italiani”: l’eterno ritorno di Berlusconi e le larghe intese possibili
“Bruno, ma dov’è stata questa scrivania in tutti questi anni?”. Virman Cusenza, giornalista ospite di Porta a Porta, probabilmente non ci credeva nemmeno lui. “L’abbiamo tenuta nell’attrezzeria della Rai”, risponde il solerte Bruno Vespa, conduttore di Porta a Porta.
Mercoledì, in tarda serata, Silvio Berlusconi ha (ri)lanciato un vecchio coup de théâtre. Non un vecchio colpo di teatro qualsiasi, ma uno dei più ricordati. Dopo 17 anni, sui teleschermi di Rai1, è tornato il “contratto con gli Italiani”. Ieri sera, nel salotto di Bruno Vespa, c’erano tutti gli ingredienti: l’aria da salottino conviviale, la scrivania in legno d’ordinanza, il contratto con il simbolo di Forza Italia. Silvio Berlusconi ritorna con una nuova grande promessa che chiama oggi con il nome di “impegno con gli Italiani”.
L’eterno ritorno di Silvio Berlusconi: il contratto con gli italiani e le elezioni del maggio 2001
17 anni fa, precisamente l’8 maggio, Berlusconi si presentava nel salotto per eccellenza di Rai1 esibendosi nella prima performance del contratto. Una trovata di genio, ai tempi, sicuramente dai toni molto più solenni e con un Vespa molto più accomodante.
17 anni fa la trovata comunicativa del contratto mise ko la coalizione dell’Ulivo, allora guidata da Francesco Rutelli. Eravamo ancora nella fase del “bipolarismo”, quando c’era il Mattarellum, la legge elettorale 75% maggioritaria e 25% proporzionale.
Berlusconi all’epoca si impegnava in cinque punti: abbattimento della pressione fiscale; attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” che prevedeva tra l’altro l’introduzione dell’istituto del “poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere” nelle città; innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese; dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro; apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi Opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.
L’eterno ritorno di Silvio Berlusconi: le larghe intese possibili
A distanza di quasi 20 anni, tutto cambia, tutto muta; passano i governi, i leader, ma rimane come chiodo fisso lui, l’ex cavaliere di Arcore. Politicamente, ci troviamo anni luce avanti rispetto a quel maggio 2001. La nuova legge elettorale è praticamente speculare al Mattarellum (64% proporzionale, 36% maggioritario); il bipolarismo è andato in cantina, lasciando lo spazio ad un tripolarismo caotico. I leader dell’epoca oggi praticamente scomparsi: parliamo di Francesco Rutelli, parliamo di Fausto Bertinotti (allora leader di Rifondazione comunista, che aveva scelto di correre in solitaria).
L’unico a rimanere è Silvio Berlusconi, tuttavia con un’unica curiosa eccezione: Emma Bonino. Alle elezioni del 2001 la leader radicale si era presentata con la Lista Emma Bonino. Una lista personale, il cui erede oggi sembra essere proprio Più Europa. Berlusconi e Bonino si presentano come gli unici leader superstiti di quella tornata elettorale.
Lui, l’ex cavaliere di Arcore, martella imperterrito con la sua campagna elettorale fotocopia. Stessi frame, stessa narrazione, stesso storytelling da vent’anni: tutto cambia tranne la strategia del leader di Forza Italia.
Berlusconi su Emma Bonino
Lei, la leader di Più Europa, è insofferente delle legge elettorale (nonostante abbia trovata il riparo nell’accordo con Bruno Tabacci) e non pare nemmeno del tutto d’accordo con con la linea Renzi-Minniti sullo scottante tema dei migranti. Pochi giorni fa, ospite di Lilly Gruber, lo stesso Renzi ha sostenuto: “Migranti? Non condivido la linea di Emma Bonino. Quella di Minniti, invece, è molto solida, sta aiutando l’Italia ed è molto più seria e credibile di altre”.
La stessa leader radicale, durante una puntata di Piazzapulita, ha sostenuto: “Minniti non vede il resto della medaglia: sbarcano di meno ma muoiono di più”.
Ecco dunque, che 17 anni dopo, Silvio Berlusconi ed Emma Bonino possono essere decisivi nelle discussioni post-voto. Nel caso il centrodestra non raggiungesse l’agognata soglia del 40%, si potrebbe aprire la possibilità di un appoggio di Silvio Berlusconi a Matteo Renzi, per un governo di larghe intese. Questo proprio per il fatto che la tenuta della coalizione di centrosinistra appare molto precaria.
Lo stesso ministro dell’interno Marco Minniti, intervistato ieri proprio Bruno Vespa, ha sostenuto: “Sono pronto ad un governo di unità nazionale”. Non sarà un impegno con gli Italiani, non sarà un contratto, ma sembra essere più che un avviso.
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