Elezioni 4 marzo 2018: programmi partiti, cos’è realizzabile? Il focus
Elezioni 4 marzo 2018: programmi partiti, cos’è realizzabile? Il focus
In questi ultimi giorni di campagna per le ormai vicine elezioni del 4 marzo si è entrato un po’ più nel merito delle proposte dei singoli partiti. Ogni forza politica in campo ha – con più o meno completezza – esposto i principali punti del proprio programma; ma, in attesa del giorno delle urne e con l’orecchio teso a cercare di separare le promesse (elettorali) buone da quelle cattive, vediamo quali sono i progetti realizzabili e quali no.
Elezioni 4 marzo, cdx: coperture, queste sconosciute
Fin dall’inizio della campagna elettorale è stata definita la coalizione a quattro gambe; nata infatti dall’unione di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia–Udc, la squadra di centrodestra ci ha messo del tempo prima di definire un programma unico. Possiamo infatti parlare più di un compromesso, raggiunto infine su 10 obiettivi principali; uno di questi è il taglio delle tasse e l’introduzione della flat tax, la tanto discussa aliquota unica per tutti. Ma, anche qui, c’è discordanza tra le varie anime interne alla coalizione – parliamo di FI e Lega – sulla percentuale di tassazione da applicare; chi dice 23%, come il leader azzurro, e chi 15%, come il segretario del Carroccio.
Sta di fatto, però, che le incertezze maggiori rimangono sulle coperture; soprattutto per quanto riguarda, superata anche la flat tax, tutti gli altri punti del programma. Tutti i vari via questo, via quell’altro (le tasse sul bollo, le successioni, i risparmi). Il centrodestra vuole alzare le pensioni, abolire la legge Fornero, sostenere gli indigenti, investire nelle infrastrutture e il Sud ecc; come intende farlo? Le cifre indicate nel programma sono poche, e sono confuse; solo la cancellazione della legge Fornero costa tra i 15 e i 20 miliardi. Ma le quattro anime dello schieramento sono, almeno per iniziare, convinte che le coperture provenienti da un rilancio dell’economia, dai condoni fiscali, dal no austerity ecc possano bastare.
Elezioni 4 marzo, csx: cifre, poche e confuse
Passiamo poi alla coalizione di centrosinistra, lì dove fa da portavoce principalmente il Pd di Matteo Renzi – anche se Emma Bonino gli sta rubando sempre più la scena. Il programma elettorale depositato consta di 41 pagine, che diventano 13 nella versione sintetica depositata presso il ministero dell’Interno; anche qui come obiettivi principali troviamo la riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese e quella della precarietà sul lavoro. Oppure il rilancio delle opere pubbliche, l’indennità di accompagnamento per i non autosufficienti, la riconversione ecologica delle centrali a carbone ecc; coperture? Nessun accenno.
Giusto una bozza, quella dell’economista Tommaso Nannicini; lui ha parlato di 35 miliardi in 5 anni, ma l’ex commissario alla spending review Roberto Perotti non è d’accordo. Secondo i conti fatti da quest’ultimo le iniziative dem costerebbero almeno 56 miliardi. Il taglio più realizzabile che vorrebbe operare il Pd, quindi, al momento rimane quello dell’Ires (dal 24% al 22%, per un costo stimato di 2 miliardi), che rappresenterebbe un continuum con politiche già applicate negli ultimi tempi.
Elezioni 4 marzo. LeU: tante proposte, poche realizzabili
Spostandoci più a sinistra troviamo il programma elettorale di Liberi e Uguali, la giovane formazione di sinistra guidata da Pietro Grasso. Anche qui, 17 pagine di proposte non foraggiate da numeri e coperture per attuarle; istruzione e ricerca sono le parole cardine, dato che Grasso ha già annunciato da tempo che il suo obiettivo è abolire le tasse universitarie. E reintrodurre l’articolo 18, superando il Jobs Act e riportando il lavoro, “quello buono”; altre proposte sono in tema ecologico o riguardano una riforma dell’Irpef in una direzione di maggior progressività.
Ma sulle coperture, di nuovo, non vi è accenno; l’unica cifra che compare nel programma, e che sarebbe attualmente realizzabile, è quella per gli investimenti nella sanità. Si tratterebbe principalmente di rinnovamento tecnologico ed edilizia sanitaria, e costerebbe 5 miliardi in 5 anni; 1 miliardo l’anno di spesa quando il Fondo sanitario ne riceve 113 ogni finanziaria, certamente è sostenibile. Ma per quanto riguarda Irpef, estensione del ReI, revisione della Fornero, nona salvaguardia ecc, lì bisognerebbe fare dei conti un po’ più precisi; certo, di sicuro la lotta all’evasione fiscale che vorrebbe portare avanti Grasso potrebbe portare in cassa statale parecchie risorse utili (50 miliardi in qualche anno).
Elezioni 4 marzo, M5s: proposte oltre budget
Il candidato premier del M5s, Luigi Di Maio, va fiero del programma elettorale pentastellato; frutto, come sbandierato ai quattro venti, delle discussioni e proposte giunte sulla piattaforma Rousseau dai militanti grillini. Si tratta di ben 22 capitoli di iniziative, riassunte in 20 punti programmatici; in questi si parla di taglio di 400 “leggi inutili”, di reddito di cittadinanza, di riduzione delle aliquote Irpef, di investimenti, assunzioni ecc. Anche qui, però, non viene indicato il costo totale delle proposte.
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Compaiono alcune cifre che, però, fanno un totale molto lontano dall’essere sostenibile; 15 miliardi l’anno per il reddito di cittadinanza, 2 miliardi per riformare i Centri per l’impiego, 50 miliardi per gli investimenti pubblici, 17 miliardi di aiuti alle famiglie. L’elenco non è ancora finito e la cifra è già andata oltre i 40 miliardi annui; in aggiunta poi ci sarebbe la spesa pubblica e anche il costo di tutte le altre proposte che non sono state quantificate. Di tutte quelle elencate, comunque, appare realizzabile solo la proposta in merito ai centri per l’impiego; e per quanto riguarda le coperture, i cinque stelle intendono finanziare il tutto con la lotta agli sprechi, i privilegi e all’evasione fiscale.