Sudafrica in crisi profonda, cosa aspettarsi dal nuovo presidente
Il Sudafrica, dopo mesi di proteste e anni di crisi economica, ha raggiunto un punto di svolta con le dimissioni del Presidente Jacob Zuma. Era già stato sfiduciato dal suo stesso partito, il Congresso Nazionale Africano: chiamato a succedergli come leader lo scorso 18 dicembre Cyril Ramaphosa. Proprio Ramaphosa ha poi preso anche il suo posto alla guida del paese raccogliendo una difficile eredità. Elevatissima inflazione, finanza pubblica esausta, corruzione diffusa pesano sulla classe media, vera spina dorsale della principale economia africana.
Sudafrica: crisi economica
L’economia sudafricana stenta a riprendersi dalla crisi finanziaria del 2007. La crescita del PIL nel 2016 ha fatto registrare un modesto 0,3%; la stagnazione economica sta mettendo a dura prova le classi più disagiate ma, come si diceva, anche la classe media che ha spinto più di altre per le dimissioni di Zuma. D’altra parte, anche le agenzie di rating non hanno risparmiato critiche all’ex presidente; infatti, hanno continuato a declassare la valutazione sui titoli del credito sudafricano sino a portarli al livello di junk bond. A ciò è seguita una pesante svalutazione della moneta nazionale, il rand, mentre la disoccupazione rimaneva elevatissima: si stima intorno al 28%; con punte del 50% tra i giovani.
Sudafrica: crisi politica
In tale contesto si è consumata la crisi politica del Sudafrica; è iniziata con la sfiducia votata a dicembre dal Congresso Nazionale Africano nei confronti di Zuma, indagato per corruzione; è culminata con le sue dimissioni di febbraio. Già a dicembre, l’elezione di Cyril Ramaphosa alla guida del partito che fu di Mandela, era stata accompagnata da una frattura interna al Congresso Nazionale Africano.
Ramaphosa rappresentante dell’ala più moderata dell’ANC; sua avversaria Nkosazana Dlamini-Zuma in testa alla corrente più radicale e “africanista” del partito. Il Congresso Nazionale Africano raccoglie circa l’80% dell’elettorato di colore, in pratica, è l’unica forza a garantire la stabilità politica del paese. L’estendersi della frattura non potrebbe non avere effetti disastrosi per l’economia e la coesione sociale del Sudafrica. Detto ciò, l’eventuale vittoria di Dlamini-Zuma si sarebbe con tutta probabilità nella difesa a oltranza del presidente Zuma e in un’accelerazione del piano di ridistribuzione della ricchezza su base razziale; una politica considerata insostenibile dai mercati internazionali.
Sudafrica: nuove sfide
Il nuovo Presidente ora ha un duplice compito: rispondere alle aspettative degli investitori internazionali; ancora prima, rispondere a quelle della popolazione sudafricana che vuole mettersi alle spalle un lungo periodo di crisi. Quindi, gli toccherà restaurare la fiducia internazionale nell’economia sudafricana, al contempo, rispondere alle esigenze occupazionali dei propri cittadini. In cima alle sue priorità anche lotta alla diffusione dell’HIV che negli ultimi anni ha assunto i connotati di una vera e propria epidemia.
Emanuele Bussi