Povertà in Italia, impossibile scaldarsi per un italiano su sei, più che nell’Est Europa – infografiche
Povertà in Italia, impossibile scaldarsi per un italiano su sei, più che nell’Est Europa – infografiche
Tra gli indicatori di povertà vi sono certamente le condizioni di vita quotidiana.
La possibilità di mangiare sano, di pagare i consumi, come luce, gas, acqua, e riscaldamento.
E’ a quest’ultimo criterio che si riferisce una statistica di Eurostat, che parla di quanti nuclei familiari sono nell’impossibilità di scaldarsi.
Nel 2016 in Italia erano il 16,1%. Una delle percentuali maggiori. Come si vede nelle nostre infografiche molto più grandi di quelle della maggior parte dei Paesi. In Spagna è il 10,1%, in Germania il 3,7%, in Francia il 5%. Anche in Polonia sono meno, il 7,1%, così come in Ungheria, il 9,2%.
Va molto peggio in Grecia, con il 29,1%, e in Bulgaria, con il 39,2%
E’ possibile selezionare il tipo di nucleo analizzato. Sono i single a soffrire di più. In particolare le donne single, tra cui si sfiora il 20% in Italia. Così come i nuclei numerosi con 3 o più adulti e un minore.
Povertà in Italia, come è cambiata negli anni – Infografiche
Se confrontiamo i dati con gli anni scorsi osserviamo un peggioramento fino al 2012 a causa della crisi e un miglioramento successivo che però non ci ha riportato ai numeri del 2006.
Infatti siamo arrivati al 21,3% nel 2012, un peggioramento del 10,9% dal 2006, cui è seguito un recupero solo del 5,2%.
Da notare il cambiamento a Est, in particolare in Polonia. Allora erano il 28,4% i polacchi che non poteva scaldarsi, ora il 7,1%. Dinamiche simili in Lituania e Lettonia. Grandi miglioramenti anche in Romania e Bulgaria, anche se non si sono raggiunti ora livelli da Europa Occidentale.
Si noti invece il grosso peggioramento della Grecia, dove si è superato il 30% nel 2014 per ripiegare di poco negli ultimi anni.
Nel caso del Portogallo, altro Paese come la Grecia molto colpito dalla crisi, invece, nonostane tutto rispetto agli anni 2000 c’è stato un progresso.
Saranno cruciali i prossimi anni per capire se riusciremo come Italia a ritornare ai livelli del 2006. E quando.
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