Elezioni politiche 2018: candidati Camera e Senato condannati – infografica

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Elezioni politiche 2018: candidati Camera e Senato condannati – infografica.

Con l’avvicinarsi del giorno delle elezioni politiche 2018 e il blackout sui sondaggi, a far parlare sono ancora loro: i candidati inseriti nelle liste dei partiti. Nella sua rubrica di inchiesta sul Corriere, Milena Gabanelli ha rispolverato la Legge n. 190 del 6 dicembre 2012; ovvero la cosiddetta Legge Severino. Che stabilisce i criteri di non candidabilità alla Camera e al Senato, in base alle tipologie delle eventuali condanne in via definitiva, in primo o in secondo grado.

Elezioni politiche 2018: i non candidabili secondo la Legge Severino

Secondo la Legge non possono essere candidati alla Camera e al Senato:

La Legge stabilisce anche che qualora il criterio di incandidabilità sopravvenga durante il mandato, la Camera dovrà votare la decadenza. E inoltre, che a livello locale e regionale, per non essere candidabile sarà sufficiente una condanna in primo grado.

Fonte: Dataroom – Corriere.it

Elezioni politiche 2018: candidati condannati in via definitiva

Di seguito la Gabanelli passa in rassegna coloro i quali hanno ricevuto condanne in via definitiva, ma che si trovano comunque candidati nelle liste dai loro partiti.

Fonte: Dataroom – Corriere.it

 Elezioni politiche 2018: candidati condannati in primo e in secondo grado

Quindi si passa ai condannati in primo e in secondo grado, comunque candidati dai loro partiti nelle liste.

Fonte: Dataroom – Corriere.it

 Elezioni politiche 2018: candidati condannati candidabili o no?

Va precisato che nessuna delle persone sopraccitate risulta incandidabile in base ai criteri imposti dalla Legge Severino. Detto questo la Gabanelli si chiede se sia più importante il diritto del singolo o l’istituzione che quel singolo andrà a rappresentare? La giornalista sa di entrare nella sfera etica e di responsabilità dei partiti; scaricandone il peso su chi ha fatto queste scelte. “Essendo i partiti e non gli elettori a scegliere chi andrà in Parlamento era necessario metterli in lista per le elezioni del 4 marzo?”, è la domanda della giornalista.

Il concetto espresso dalla video inchiesta risulta comunque lapalissiano. La fiducia dei cittadini (e di chi andrà a votare) italiani nei confronti delle istituzioni politiche passa anche da qui.

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