Elezioni politiche 2018: esclusi dei partiti all’estero, ma è una fake news.
Fake news e bufale protagoniste quando mancano pochi giorni alle elezioni politiche 2018. L’ultima arrivata riguarda l’esclusione di alcuni partiti dal voto estero. Una bufala che Butac ha prontamente smentito attenendosi ai fatti concreti. La notizia ha comunque generato il consueto “scandalo” sui social network e ha acquisito una certa viralità. La notizia è la seguente: all’estero sarebbero stati esclusi dalla scheda elettorale i simboli dei partiti di destra e del centrodestra. Ovviamente non è così.
Elezioni politiche 2018: destra esclusa all’estero?
In particolar modo, in riferimento alla principale coalizione di centrodestra, non si potranno trovare i simboli dei singoli partiti. In quanto all’estero, ciascun partito di centrodestra ha deciso di correre con un unico simbolo. Che è il seguente.
Una fascia tricolore sul quale campeggiano i nomi dei leader di partito e sotto le miniature dei singoli partiti. Peraltro il simbolo è ben visualizzabile sul portale Elezioni Trasparenti. Ma a un occhio disattento la cosa potrebbe sfuggire. E sui social network il livello di disattenzione è ai massimi, cosa che spiega la diffusione virale di un contenuto. Non certo da parte di chi la promuove per interessi personali, ma di chi la condivide senza guardare bene cosa stia effettivamente condividendo.
Quindi il centrodestra c’è, è appurato. Hanno deciso di correre insieme con un unico simbolo. La cosa è comprovata sul portale di cui sopra? Ma le destre? E le sinistre? Oltre ai simboli delle destre, anche quelli della sinistra risultano assenti dalle schede elettorali fotografate e inserite nei post, alcune delle quali sono state poi rimosse a seguito delle spiegazioni fornite in merito. Per spiegare meglio, bisogna ricorrere al regolamento relativo alle circoscrizioni estere.
Elezioni politiche 2018: come funziona la presentazione liste all’estero?
Per consultare il regolamento relativo alla presentazione delle liste nella circoscrizione Estero, bisogna far riferimento alla Legge n. 459/2001; che riguarda le Norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero. Più nello specifico, all’articolo 8, che recita così.
Ai fini della presentazione dei contrassegni e delle liste per l’attribuzione dei seggi da assegnare nella circoscrizione Estero, si osservano […] le seguenti disposizioni: a) le liste dei candidati sono presentate per ciascuna delle ripartizioni di cui al comma 1 dell’articolo 6 (Europa; America Meridionale; America Settentrionale e Centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide, ndr); b) i candidati devono essere residenti ed elettori nella relativa ripartizione; c) la presentazione di ciascuna lista deve essere sottoscritta da almeno 500 e da non più di 1000 elettori residenti nella relativa ripartizione; d) le liste dei candidati devono essere presentate alla cancelleria della corte di appello di Roma dalle ore 8 del trentacinquesimo giorno alle ore 20 del trentaquattresimo antecedenti quello delle votazioni.
Elezioni politiche 2018: voto estero, obbligo di sottoscrizione per chi?
Nella norma di cui sopra bisogna sottolineare il comma c, che riguarda la sottoscrizione delle liste da parte di minimo 500 massimo 1000 elettori residenti nella relativa ripartizione. Scendendo si legge anche che più partiti o gruppi politici possono presentare liste comune di candidati; e si informa che in questa eventualità le liste dovranno essere contrassegnate da un simbolo composito, formato dai contrassegni delle liste interessate. È il caso della coalizione di centrodestra di cui abbiamo parlato sopra.
L’aspetto più interessante sottolineato da Butac è comunque il riferimento al D.P.R. 361/1957, art. 18-bis, comma 2 e al Decreto Legislativo 533/1993, art. 9, comma 3. Qui si avvisa che per i partiti e i gruppi politici presenti in Parlamento nella precedente legislatura non vi sarà obbligo di alcuna sottoscrizione. Discorso differente invece per i Partiti non presenti durante lo stesso periodo di tempo. La sottoscrizione per le forze politiche di destra e di sinistra che nella precedente legislatura non erano in Parlamento era dunque obbligatoria e non è stata effettuata. Tra l’altro sullo stesso regolamento, sia CasaPound sia Potere al Popolo hanno espresso la propria opinione, denotandolo a chiare lettere. Pertanto, il problema non è tanto dei partiti, quanto di chi ha condiviso il post-bufala senza conoscere le regole né avere il quadro ben chiaro della situazione.