Elezioni 2018: risultato voto, Veltroni ‘senza maggioranza ritorno alle urne’
E’ stata una domenica densa di campagna elettorale quella che precede di soli sette giorni le elezioni 2018. Tutti i principali leader delle forze politiche sono stati infatti impegnati in incontri e comizi in varie città italiane; Silvio Berlusconi era a Milano, Matteo Renzi al Lingotto di Torino, Pietro Grasso a Perugia, Luigi Di Maio ad Afragola e Veltroni e Gentiloni al teatro Eliseo di Roma. Proprio questi ultimi, uno come fondatore del Pd e l’altro come attuale premier, hanno lanciato “le idee della sinistra di governo”.
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Elezioni 2018, Veltroni: “Senza maggioranza tornare alle urne”
“Nel 2008 io chiamavo Berlusconi il principale esponente dello schieramento a noi avverso. Berlusconi è e resterà il principale esponente del campo avverso” ha detto Walter Veltroni all’Eliseo in merito a uno degli ultimi temi di attacco al Pd, suscitando l’approvazione e gli applausi del pubblico. Dopo di che il fondatore liberal ha espresso la sua idea precisa di scenario post voto: “Dopo il voto – ha dichiarato fermamente – se non ci sarà una maggioranza chiara, servirà fare una legge elettorale con un premio di maggioranza, e tornare alle urne. Cito me e Renzi: serve sapere chi vince le elezioni la sera del voto”.
Veltroni è comunque convinto che “il Pd andrà meglio di quanto si dice”; ciò a dispetto delle previsioni fatte invece da Silvio Berlusconi a Domenica Live. Sul capitolo alleanze invece, Veltroni si dice non essere “un fan dell’unità della sinistra a tutti i costi”. “Ma voglio dire – ha poi continuato – a chi oggi si sente nell’angolo: non disperdetevi in un momento così difficile e così pericoloso. Anche se avete rabbia, aiutate questa Italia ad accendere la luce”; in seguito lo stesso invito lo ha rivolto anche agli elettori indecisi: “Non state a guardare, aiutate questo Paese a non perdersi. L’Italia ha bisogno di luce e non di odio”.
Elezioni 2018, Gentiloni: “Siamo stati la sinistra di governo”
Anche il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si è speso in parole tese a rimarcare l’identità politica del partito che rappresenta. “Siamo stati la sinistra di governo nella legislatura che si è appena conclusa; era partita male questa legislatura e ha ottenuto risultati fondamentali oggi perché ci rendono credibili. In 5 anni abbiamo dimostrato di essere credibili”, sono infatti state le sue parole. Parole di elogio per il Pd, ma anche direttamente alla sua squadra di governo; Gentiloni ha infatti sottolineato il grande impegno sia di Marco Minniti – per quanto ha riguardato l’emergenza migranti – che di Marianna Madia – nel rinnovo dei contratti statali.
“Fidatevi – ha poi esortato Gentiloni – questa volta il voto è davvero molto importante; in questa competizione così importante il Pd è la sinistra di governo. È scritto nell’atto di nascita del Pd. Il Pd è la fine tardiva di un percorso di tradizioni e di diverse esperienze, ha l’obiettivo di governare il Paese e migliorarlo”.
Elezioni 2018, Gentiloni: “Non si vuole sconfiggere il Pd, ma abbattere un modello”
Quindi il premier ha tracciato le differenze tra i dem e gli avversari, che sia la sinistra di LeU o i populismi; “La sfida – ha spiegato – è tra due visioni del mondo, diverse le une dalle altre. Tra l’apertura e la chiusura, la sfida è europea, globale, investe gli Usa e la ricorderemo per anni. Non si vuole sconfiggere il Pd, ma abbattere il modello europeo costruito in decenni”. “Il gioco – ha poi continuato – riguarda il modello della nostra società, siamo nati in un modello di società aperta, che si pone nei confronti degli stranieri in maniera dialogante pur non rinnegando le proprie radici; a questo modello si contrappone oggi una offerta completamente diversa”.
Il premier ha poi sottolineato la necessità di “renderci conto che la sfida è di questo genere e per questo non è il tempo delle ripicche. Fuori fa freddo e governare è molto difficile; ma non è un buon motivo per rifugiarsi sotto le coperte. Dobbiamo stare in campo e governare questo Paese. I paladini della chiusura, dei muri, delle paure – ha poi concluso – sono particolarmente pericolosi perché utilizzano squilibri e danni sociali generati dal progresso”.