Sondaggi politiche 2018: indecisi dimenticati, quanto possono decidere?
Sondaggi politiche 2018: indecisi dimenticati, quanto possono decidere?
Gli indecisi; una sezione numerosa dell’elettorato – forse, addirittura, il 12% – che sarà decisiva il prossimo 4 marzo; i partiti stanno tentando di convincerli nel rush finale di questa campagna elettorale. Nonostante l’attuale assetto elettorale, che pare favorire l’incanalamento dei loro voti verso Pd e Forza Italia, crescono le preoccupazioni nei due partiti.
Per esempio, in queste ultime ora sta ha deciso di puntare forte sugli indecisi Forza Italia; per Berlusconi, oltre che uno smacco personale, essere superato dalla Lega sarebbe un bel problema. D’altronde, l’ex Cavaliere ha rassicurato Bruxelles sul fatto che, se vincesse il centrodestra, il prossimo governo verrebbe guidato dagli azzurri.
Invece, la sensazione è che il Carroccio sia stato, in modo più o meno pesante, sottostimato finora. Un risultato sopra le aspettative della Lega, che potrebbe raccogliere più di quanto si stima al Sud, aiuterebbe lo schieramento a conquistare il bottino grosso, è vero. Tuttavia, in base agli accordi della coalizione, il leader del primo partito dello schieramento va a Palazzo Chigi.
Sondaggi politiche 2018: indecisi dimenticati, quanto possono decidere?
Passando al centrosinistra, in chiave indecisione, il Pd ha un problema che si chiama Emma Bonino. In base alla legge elettorale, le liste di una coalizione che prendono più dell’1% ma non superano il 3% cedono i loro voti alle formazioni della coalizione che hanno superato la soglia. Ecco, Renzi spera che la Bonino, come la Lorenzin, prenda il massimo possibile ma restando sotto il 3%. Se Più Europa superasse il 3%, i Dem direbbero addio a un buon numero di deputati e senatori. Tra l’altro, si formerebbe una squadra di parlamentari libera di condurre delle trattative in caso di stallo istituzionale.
Capitolo 5 stelle. L’indecisione causa pochi timori in casa pentastellata per quello che è dato sapere. D’altronde, alle ultime politiche fu proprio il Movimento ad esserne avvantaggiato. Detto ciò, i 5 stelle puntano alla soglia del 30%; pare essere a portata di mano, “rimborsopoli” o meno; superare il 27% sembra sia l’obiettivo minimo del partito capitanato da Luigi Di Maio.