Utøya, Gaza e l’economia nella settimana scandinava
Nella Scandinavia della politica che si prende la sua pausa estiva ci sono argomenti che si mescolano. Ci sono le questioni estere con i fatti di Gaza ma ci sono anche le incertezze dell’economia, così come i ricordi che riaffiorano mentre si avvicina un triste anniversario.
La scorsa settimana in Norvegia si è aperto il campo estivo annuale dei giovani socialdemocratici. Circa 800 persone si sono radunate a Gulsrud, sul Tyrifjord, a pochi chilometri dall’isola di Utøya dove il 22 luglio del 2011 morirono 69 persone sotto i colpi di Anders Behring Breivik. La prossima settimana la Norvegia celebrerà l’anniversario dell’attentato.
C’è voglia di tornare a Utøya. Molti dicono di averla, in giro per la Norvegia. Così dovrebbe essere la prossima estate, anche se sul futuro dell’isola aleggiando ancora dubbi e non è chiaro se tornerà ad essere ciò che è sempre stato, vale a dire il palcoscenico per l’appuntamento estivo dei giovani socialdemocratici.
Eskil Pedersen, leader dell’ala giovanile del partito, ha raccontato che dopo il 22 luglio (lui era sull’isola, quel pomeriggio) c’è stato un sensibile aumento nel numero degli iscritti. Una buona cosa, che però necessità di un approccio maturo: “È importante che i nuovi membri non si sentano di serie B” ha detto, sottolineando che è altrettanto importante continuare con la tradizione dei campi estivi in Norvegia.
Al raduno ha partecipato anche Jonas Gahr Støre, da poche settimane leader del Partito Socialdemocratico, che dal palco ha toccato una lunga serie di argomenti: dallo sviluppo delle contee settentrionali del paese all’aiuto da dare ai profughi della Siria, dalle politiche ambientali all’accattonaggio da regolamentare.
Ma Støre ha parlato anche di Israele, di Hamas, di Gaza mentre il conflitto in Medio Oriente va avanti. Støre ha accusato il governo di centrodestra di aver tenuto una posizione troppo morbida nei confronti di Tel Aviv.
Anche il leader dei socialdemocratici svedesi Stefan Löfven ha parlato di ciò che sta accadendo a Gaza. Sul suo profilo Facebook ha lasciato il suo commento scrivendo che “Israele deve rispettare il diritto internazionale, ma ha ovviamente il diritto di difendersi”. Stefan Löfven ha scritto anche altro, ma su Facebook molte persone lo hanno criticato soprattutto per le parole spese in difesa di Israele. Sabato scorso a Stoccolma un migliaio di persone hanno manifestato per chiedere a Tel Aviv di fermarsi. Anche in Islanda si sono viste cose simili: lunedì a Reykjavík circa 2000 persone hanno protestato contro i bombardamenti su Gaza
Di tono diverso è il dibattito in Finlandia, dove non c’è nulla da fare: l’argomento principale resta l’economia. A Helsinki continuano ad arrivare cattive notizie. Per il secondo anno di fila cala il potere d’acquisto. Il paese sta affrontando la peggiore crisi dall’inizio degli anni ’90. L’Yle (la radiotelevisione di stato) ha scritto che i finlandesi stanno tirando la cinghia e dovranno continuare a farlo ancora per un po’: lo stallo dell’economia è destinato a durare anche nei prossimi mesi.