Siria: Russia, Turchia, curdi, Assad; lo scacchiere di Afrin
Siria: Russia, Turchia, curdi, Assad; lo scacchiere di Afrin
La crisi siriana si è aggravata nelle ultime settimane; dopo l’inizio dell’offensiva turca nel nord del paese. Il governo di Ankara è, infatti, intervenuto nell’enclave di Afrin, al confine con la Turchia, presidiata dai curdi delle Unità di Protezione Popolare; lo YPG è considerato da Ankara un’organizzazione terroristica.
Il confine turco-siriano è attraversato dal fiume Eufrate che, nell’ottica di Ankara, rappresenta il “limite” dell’influenza curda nel nord della Siria. Se la Turchia tollera la presenza dello YPG sulla sponda orientale del fiume non fa altrettanto per ciò che concerne la sponda occidentale. L’obiettivo di Ankara è quello di evitare che si possa formare un’unica amministrazione curda lungo tutto il confine. Una simile eventualità verrebbe considerata dalla Turchia una minaccia alla propria sicurezza nazionale data la presenza in Anatolia, a nord dello stesso confine, della minoranza curda; rappresenta il 19% circa dell’intera popolazione turca.
Siria: la reazione di Assad
La battaglia di Afrin ha subito un ulteriore sviluppo dopo l’invio di milizie fedeli a Damasco contro l’attacco turco. La decisione ha avuto come effetto quello di internazionalizzare lo scontro; mettendo in una posizione di imbarazzo tanto gli Stati Uniti, quanto la Russia. I primi sono alleati storici della Turchia, data la partecipazione di Ankara alla NATO; d’altra parte, finora hanno sostenuto gli sforzi delle milizie curde contro l’ISIS sia in Siria che in Iraq. Allo stesso tempo, in difficoltà appare anche la Russia – ha sostenuto e protetto il governo siriano sin dal 2011 – che con la Turchia (e l’Iran) sta cercando di approfondire la propria influenza in Medio Oriente.
Siria: i livelli dello scontro
Una confusione in cui è possibile individuare diversi livelli di scontro. Il primo è quello interno in cui si inserisce l’offensiva governativa su Ghouta; un secondo livello è, invece, quello che vede, appunto, fronteggiarsi le milizie lealiste, i curdi e l’esercito turco nella regione di Afrin. Potrebbe acuirsi nei prossimi mesi, nel caso in cui dovesse cessare l’offensiva siriana su Ghouta. Un ulteriore livello di scontro è quello che coinvolge potenze regionali – Arabia Saudita, Iran e Turchia – in lotta per l’egemonia in Medio Oriente. Infine, l’ultimo livello di scontro è quello che interessa Stati Uniti e Russia.
Dunque, tornando ad Afrin, riconquistata Ghouta, il governo siriano potrebbe spostare la propria attenzione sul proprio confine settentrionale allo scopo di riaffermare la sua sovranità. Al contrario, la Turchia sembrq ancora intenzionata a creare una zona cuscinetto al fine di separare i curdi siriani da quelli turchi. In un simile scenario sarà necessaria tutta l’influenza diplomatica russa e americana per evitare l’aggravarsi del conflitto.
Emanuele Bussi