Maschi contro femmine: rinviato il voto sulla legge per il doppio cognome
Sembrava fatta, ed invece è tutto rinviato. L’iter legislativo della legge sul doppio cognome subisce una brusca frenata, dopo l’approvazione all’unanimità – avvenuta la settimana scorsa – da parte della Commissione Giustizia. Il voto in Parlamento ha subito un rinvio, e già infiammano le polemiche.
MASCHI CONTRO FEMMINE – Lo stop alla legge sul doppio cognome – che abolisce l’obbligo di trasmissione ai figli del cognome paterno, lasciando ai genitori la libertà di optare tra quello del padre e quello della madre o entrambi, in caso di scelta condivisa o disaccordo – crea una “frattura tra sessi”. Le deputate risultano a dir poco “infuriate”, accusando i colleghi di sesso maschile dello stop all’iter legislativo. A puntare il dito è Michela Marzano, relatrice PD della legge: “è colpa dei veti culturali opposti dai deputati maschi a una legge che avrebbe dovuto porre fine alla concezione patriarcale della famiglia”.
PIOVONO CRITICHE – Dura anche la deputata democratica Caterina Pes: “il testo recepisce una norma di buon senso ed è assurdo che debba essere bloccato per l’opposizione trasversale di alcuni deputati, per lo più uomini”. Le fa eco la collega vendoliana, Marisa Nicchi: “ogni volta che si cerca di mettere mano a questioni così ancestrali si crea un blocco culturale ostile”.
MOSSE FUTURE – La legge sul doppio cognome, che recepisce una sentenza della Corte europea del diritti dell’uomo – che nel gennaio scorso ha condannato l’Italia per violazione del principio d’uguaglianza – ora rischia di restare nella palude. E’ un punto in particolare a creare attrito: la possibilità di scegliere un solo cognome in caso di genitori con cognomi composti. Per Stefania Prestigiacomo (FI) non è giusto dover sacrificare uno o più cognomi, mentre Ignazio La Russa (FdI) è pronto a chiedere voto segreto e rinvio in commissione. Col risultato di rinviare la discussione ad una prossima seduta, a data da destinarsi ma probabilmente prima della pausa estiva.
Massimo Borrelli