Champions League: il PSG e la chimera europea. Storia di un altro fallimento
Ieri notte si è consumata l’ennesima delusione parigina in Champions League.
Il Paris Saint Germain è stato infatti eliminato dal Real Madrid negli ottavi di finale della competizione, il tutto nonostante le cifre record sborsate la scorsa estate, e tutti i buoni propositi più in generale, per poter arrivare in cima al tetto d’Europa.
Champions League: PSG, i soldi non sono tutto
Da quando è passata nelle mani degli emiri, la squadra parigina è diventata oltremodo un club ricco e prestigioso.
Tutto questo per ora non ha mai portato alla svolta epocale che il presidente Al-Khelaifi si auspicava.
Anzi, ogni anno il PSG viene rafforzato fortemente sul mercato con giocatori pagati cifre alte o addirittura folli e fuori da ogni schema praticamente per nulla.
I risultati parlano chiaro: sotto la gestione qatariota, in Champions non sono mai arrivate vere soddisfazioni, anzi a dirla tutta nemmeno ci sono mai andati vicini.
Nelle ultime sei edizioni il Paris non ha mai raggiunto nemmeno una semifinale: per quattro volte la loro corsa si è fermata ai quarti di finale, negli ultimi due anni addirittura durante gli ottavi, col suicidio di Barcellona del marzo 2017 ancora ben impresso (probabilmente lo sarà a vita) nelle menti dei tifosi.
Quasi un miliardo di euro speso per i rinforzi non è bastato né a coronare il loro forte e persistente sogno europeo, né ad andarci vicini.
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Champions League: Il PSG guardi ai progetti altrui, passati e presenti
È particolare pensare al fatto che squadre come Juventus, Atletico Madrid e Borussia Dortmund in questi anni abbiano conquistato cinque finali, pur non vincendo, facendo dunque meglio dei francesi.
Oppure il Chelsea, che nel 2012 la vinse quasi per caso dopo aver portato avanti per anni un solido e duraturo progetto.
Il significato è dunque da ritrovare proprio nella progettualità, che ancor oggi nel 2018 si dimostra spesso più efficace e fruttuosa dello spendere e spandere senza un criterio preciso.
Queste altre società hanno infatti creato dei piccoli imperi, ponendosi anno dopo anno obiettivi sempre più grandi e forse impensabili all’inizio, il tutto non eccedendo praticamente mai nelle spese di mercato (Blues a parte).
A questo aggiungiamo un altro esempio, quello del Monaco, che lo scorso anno arrestò la sua corsa europea nella semifinale proprio contro la Juventus.
Squadra ricca comandata da una potente società russa, nonostante questo non può paragonarsi economicamente al PSG ma anzi, per loro dev’essere un esempio da seguire, vista la forte impronta monegasca nella ricerca e nella crescita di tanti giocatori giovani poi rivenduti il più delle volte a peso d’oro.
Champions League: al PSG manca la solidità, dalla società ai giocatori, passando per l’allenatore
Una squadra di stelle non è per forza sinonimo di egemonia.
Tutt’altro, si rischia di affondare se non si possiede la giusta dose di mentalità che ti permetta di puntare in alto senza però saltare alcuni step fondamentali.
L’acquisto estivo di Neymar (pagato ricordiamolo “soli” 222 milioni), accompagnato dalla giovane stella Mbappé (riscatto estivo a 180 milioni), non ha portato benefici, soprattutto in termini di risultati.
Ha addirittura creato scompiglio dentro uno spogliatoio mai parso realmente solido sotto tutti i punti di vista: basti pensare alla querelle proprio tra Neymar e Cavani, ad oggi uno dei pochi leader.
Tante colpe le ha anche l’allenatore Emery, passato da essere vate di Siviglia a principale responsabile della “tragedia” di Barcellona, pagina europea più buia nella storia dei francesi.
Lo spagnolo ha dimostrato poco polso, addirittura forse nullo, nel comandare e gestire la truppa parigina in queste due stagioni.
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Champions League: in estate serve una rivoluzione interna
A fine anno arriverà verosimilmente almeno la vittoria del campionato francese, diventato quasi a senso unico da quando il Paris Saint Germain è passato in mano agli emiri (quasi, perché due campionati sono andati comunque appannaggio di Montpellier e Monaco).
Ma è davvero troppo poco per il clamore che questa società suscita a livello mondiale.
In estate servirebbe una rivoluzione interna per arrivare, stavolta sul serio, al top dei top in ogni competizione.
Anche perché nella capitale francese, a livello calcistico, stavolta non possono più permettersi di sbagliare.