Era attesa, annunciata, ed è arrivata quasi come una conseguenza inevitabile: ieri sera, intorno alle 21 ora italiana, l’esercito israeliano ha dato il via all’operazione militare di terra nella Striscia di Gaza. L’artiglieria ha intensificato il fuoco e poi i carri armati hanno superato il confine. L’elettricità a Gaza è stata tagliata. Hamas ha risposto con un fitto lancio di razzi verso Israele.
L’opzione dell’attacco via terra era sul tavolo da giorni. “Colpiremmo i tunnel che arrivano da Gaza fin dentro Israele”, ha detto il premier israeliano Netanyahu. Gli obiettivi sono limitati, secondo l’esercito di Tel Aviv, e non c’è l’intenzione di rovesciare Hamas. Ma si andrà fino in fondo: nessuna scadenza, per adesso. Nelle prime ore dell’attacco, l’esercito israeliano ha colpito una dozzina di obiettivi nella Striscia di Gaza, ha riferito il sito Ynet. Le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno risposto così: “Aspettavamo con ansia questa operazione di terra per impartire una lezione a Israele”.
Nel territorio a nord la gente ha provato a fuggire per sottrarsi agli scontri. Il panico si è diffuso in fretta. Nella Striscia di Gaza vivono 1,7 milioni di persone. Il 40 per cento della popolazione non ha un lavoro. Gaza dipende per lo più dagli aiuti umanitari.
Striscia di Gaza: photo by David Berkowitz – CC BY 2.0
Le forze israeliane hanno proseguito ad avanzare. Stamattina si sono registrati scontri a Beit Lahiya, nel nord della Striscia. L’esercito israeliano per ora non è entrato massicciamente a Gaza. Netanyahu ha dichiarato di voler colpire duramente Hamas ma non è detto che questo conduca le truppe a penetrare nelle aree più densamente popolate.
Su un paio di cose gli analisti internazionali concordano: l’operazione lanciata ieri da Israele non condurrà alla distruzione di Hamas e non degenererà neppure in un’occupazione di Gaza da parte delle truppe di Tel Aviv. Israele potrebbe riuscire a infliggere un duro colpo alle infrastrutture allestite da Hamas – in primis i tunnel – e allo stesso tempo aumentare la pressione sui dirigenti palestinesi. Ma c’è anche il rischio di mettere i propri soldati a repentaglio: per questo Tel Aviv potrebbe essere cauta nello spingersi all’interno di zone dove la densità abitativa è più elevata.
Secondo la BBC non è da escludere che Israele stia cercando di guadagnare posizioni per aumentare la propria forza in vista delle trattative diplomatiche: ma questa resta una opzione secondaria. Da ieri sera la possibilità di un cessate il fuoco è più lontana.
Immagine in evidenza: photo by Israel Defence Force – CC BY 2.0