Elezioni politiche 2018: nuovo voto a giugno, Pd in caduta libera
Elezioni politiche 2018: nuovo voto a giugno, Pd in caduta libera
Alla fine, il voto del 4 marzo potrebbe non essere servito a niente. Giorno dopo giorno, sembrano aumentare le difficoltà in ottica formazione di un esecutivo. Le urne hanno consegnato al paese un Parlamento che, in sostanza, risulta spaccato in tre parti; dunque, una maggioranza si potrebbe anche “trovare” ma solo nel caso in cui almeno due di queste trovassero un accordo. Da qui in poi cominciano le ipotesi; due in particolare quelle approfondite in questi giorni. La prima: un asse tra Movimento 5 Stelle e Lega; la seconda, quella accreditata da molti come la più agibile, l’intesa tra pentastellati e Partito Democratico.
Per quello che si può capire, Luigi Di Maio aspetta che termini la lotta intestina all’interno delle fila Dem prima di sbilanciarsi o meno con inviti e proposte. Esemplificative della confusione che regna all’interno del Partito Democratico le ultime dichiarazioni di Andrea Orlando che prima ha invitato a “non demonizzare il Movimento” per poi aggiungere che “il 90% del gruppo dirigente del Pd è contrario a un’alleanza”.
Elezioni politiche 2018: nuovo voto a giugno, Pd in caduta libera
Detto ciò, si affaccia sull’attuale stallo istituzionale lo spettro del ritorno alle urne. Magari anche a giugno. In tempi di Rosatellum, però, le elezioni anticipate potrebbero servire davvero a poco. Così viene da pensare guardando al primo sondaggio post 4 marzo realizzato da Affari Italiani. Infatti, se venissero chiamati di nuovo a votare, gli italiani consegnerebbero, al netto di piccole variazioni, la stessa situazione emersa con l’ultimo voto. La coalizione di centrodestra resterebbe intorno al 36% anche se ancor più a guida Lega – il partito di Salvini crescerebbe fino a raggiungere quota 20%. Maggiori consensi anche per il Movimento che salirebbe al 34%. Pd e Forza Italia scenderebbero di circa due punti (16% e 12%).